Dopo vent’anni di silenzio da “Alcatraz”, Jack Folla torna fra noi, come aveva promesso se la libertà fosse stata minacciata. Ritorna ancor più ribelle e indipendente per continuare a far sognare gli italiani di tutte le età.
Campi Salentina continua ad essere il proscenio di incontri con l'autore in una serata di parole e musica. Nei giorni scorsi presso la Sala conferenze dell’Istituto Calasanzio, la Città del Libro ha presentato un ospite d'eccezione: Diego Cugia.
L’autore è stato intervistato dal sociologo Stefano Cristante con incursioni musicali di Daniele Arnesano.
L'autore sardo ha raggiunto la notorietà grazie al personaggio di Jack Folla e alla trasmissione radiofonica Alcatraz in onda dall’ottobre 1999 al maggio 2002 su Radio2 divenuta, poi, trasmissione televisiva. A Cugia si deve, inoltre, l’invenzione del radiofilm, un nuovo formato di fiction radiofonica d’impronta cinematografica.
Il Libro Nero, ultimo lavoro dell’autore, racconta la storia di Jack Folla, un deejay italoamericano di 35 anni, rinchiuso per omicidio in una cella dell’Adx Florence, un carcere di massima sicurezza del Colorado, nel braccio della morte, nonostante fosse innocente.
Malgrado la condanna a morte e grazie a un permesso speciale, gli fu concesso di trasmettere su un’emittente italiana (Rai Radio2), dal 1998 al 2002, «la musica della sua vita». Nel corso dell’ultima puntata del primo ciclo riesce ad evadere.
Jack Folla, il personaggio più irriverente e amato di Cugia che, con la sua esuberanza di dj ci catapulta nei due mondi della musica e della vita reale, ha l’abilità di catturare e trasportare il suo pubblico in una dimensione in cui lo spazio e il tempo sembrano dilatarsi. Quando prende in mano il microfono, durante le sue dirette su Radio2, sembra quasi che abbia un dialogo diretto e personale con ciascun ascoltatore perché, come afferma lo stesso autore, è un personaggio profondamente dotato di un’anima e pacificatore.
Il dj Folla col suo linguaggio, un po’ troppo scurrile, ma semplice e schietto, ha il dono di saper leggere nell’animo della gente e di arrivare dritto al cuore di casalinghe, studenti, adolescenti, pensionati, professionisti, senza alcuna distinzione di età o di ceto sociale.
I vari brani della trasmissione radiofonica, che spaziano dal rock alla musica d’autore, sono intervallati dai racconti di un’esistenza davvero vissuta, e narrati senza peli sulla lingua. Il programma radiofonico diviene il mezzo per condurre una battaglia contro l’ipocrisia e la mediocrità, lanciando un appello, soprattutto ai giovani, sulla necessità di un cambiamento, sulla necessità di indossare il vestito nuovo: quello della vera essenza. Jack Folla analizza problematiche di carattere sociale, politico, economico e civile scavando in profondità e scagliandosi contro il conformismo e il falso perbenismo.
Apre le porte a domande che per millenni si sono posti filosofi, uomini di scienza, ma anche gente comune. Diego Cugia vuole sorprenderci non dando nulla di scontato.
Il DJ Jack Folla non si prende il diritto di dire che esiste una felicità universalmente valida, ma ogni ascoltatore, seguendo i suoi discorsi, trova il coraggio di ritrovarsi, di andare indietro nella propria vita per tornare a sognare e riscoprire così l’originalità e l’unicità della propria esistenza.
“Il detenuto che chiama fratelli”, come è stato definito dall’Avvenire, è ateo? È credente? Non ci è dato saperlo. Forse è semplicemente libero. Non ha nulla da perdere. Allora una domanda sorge spontanea: per essere veramente se stessi bisogna rischiare sempre tutto e/o non avere nulla da perdere? La vera libertà cos’è? È forse ancora un’utopia?