Si sono conclusi a Taranto i riti della Settimana Santa, con le due processioni: quella dell’Addolorata, che va alla ricerca del figlio nel giovedì notte e quella dei Misteri dolorosi, con cui si ripercorre il calvario di Gesù. Durante le processioni sono state forti le parole dell’arcivescovo della diocesi ionica, mons. Filippo Santoro.
“Per il futuro di Taranto - ha detto al termine dell’ultima processione del Venerdì Santo - si parla di tante speranze legate al Pnrr, alla Zes, al Cis, ai Giochi del Mediterraneo, alla nuova amministrazione comunale, (le elezioni il 12 giugno, ndr); tutto questo diventa per noi oggetto di preghiera forte e di vigilanza civica. A Taranto si riverseranno e giungeranno tanti soldi: chiedo a tutti e in particolare alle autorità di vigilare con rigore perché non finiscano nelle mani della malavita o siano deviate per altri fini diversi dal bene comune. La nostra città ha tutto il diritto di rinascere e di mostrare la sua bellezza”.
Il pensiero del vescovo è andato anche alla guerra, con il racconto di un episodio che lo ha coinvolto direttamente. “Giovedì Santo nella cattedrale di San Cataldo, ho lavato i piedi a dei ragazzini ucraini, rifugiati qui a Taranto. Uno di loro non voleva farlo perché gli ricordava il suo papà, che spesse volte nella sua parrocchia in Ucraina ha fatto, come si suol dire, l’apostolo. Ho visto un bambino paralizzato nelle emozioni, scaraventato lontano da casa sua, con il pensiero fisso al suo papà e al resto della famiglia lontana. Nella tristezza profonda di questo bambino, in un attimo, ho ascoltato tutto il racconto dell’idiozia della guerra. Quando il mondo smarrisce la strada di Dio, che è strada dell’amore, il mondo diventa un inferno. Uniamoci al grido del Santo Padre Francesco, unico e credibile profeta di pace in questo momento buio della storia: ‘Tacciano le armi’”.