Oggi 12 giugno seggi aperti fino alle 23 in tutta Italia per il voto su cinque referendum in materia di giustizia.
Ma per circa 9 milioni di elettori distribuiti in 19 Regioni l’appuntamento è doppio: si eleggono infatti sindaci e consiglieri in quasi mille Comuni (in 4 centri della Valle d’Aosta si è già votato il 15 maggio), per un totale di oltre 17mila incarichi da assegnare.
I Comuni capoluogo di provincia interessati dal voto sono 26: Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Catanzaro, Como, Cuneo, Frosinone, Genova, Gorizia, L’Aquila, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova. Palermo, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona e Viterbo. Quattro di essi (Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo) sono anche capoluoghi di Regione. Le città più popolose in cui si vota sono Palermo e Genova (rispettivamente 673 mila e 583 mila abitanti circa). Altre 7 città superano i 100 mila abitanti: Messina, Monza, Padova, Parma, Piacenza, Taranto e Verona. Il Comune più piccolo - non arriva a 100 abitanti - è Biello, in provincia di Bergamo.
Nel Salento sono 16 i comuni chiamati alle urne: oltre a Melendugno e San Cesario che ricadono nel territorio della diocesi di Lecce, si vota anche ad Aradeo, Castrignano dei Greci, Castro, Guagnano, Leverano, Matino, Ortelle, Otranto, Ruffano, Salice Salentino, San Cassiano e Scorrano.
Nei Comuni con più di 15mila abitanti il sistema elettorale prevede l’eventualità di un secondo turno. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, infatti, si procede al ballottaggio tra i due più votati, a due settimane di distanza dal primo turno, in questo caso il 26 giugno. A ciascun candidato sindaco sono collegate una o più liste, ma è ammesso anche il voto “disgiunto”, vale a dire per un candidato sindaco e per una lista a lui non collegata. Si possono esprimere due preferenze per i consiglieri negli appositi spazi accanto al simbolo della lista prescelta e i candidati devono essere di sesso diverso (la regola della “doppia preferenza di genere” vale per tutti i Comuni sopra i 5mila abitanti).
Nei Comuni con meno di 15mila abitanti vige un sistema maggioritario a turno unico: viene subito eletto il candidato sindaco più votato. Nei centri in cui risulta ammessa una sola lista, per la validità dell’elezione è sufficiente che abbia votato il 40% degli aventi diritto (prima il quorum era del 50%), fermo restando il requisito di aver ottenuto almeno il 50% dei voti validamente espressi.
Per poter votare occorre presentare al seggio un documento d’identità e la tessera elettorale. Secondo il protocollo sanitario, in seguito all’aggiornamento comunicato il 9 giugno, è “fortemente raccomandato” l’uso della mascherina chirurgica. Nei locali dei seggi devono essere assicurati il ricambio d’aria e la disponibilità di gel per igienizzare le mani prima e dopo le operazioni di voto, evitando comunque situazioni di affollamento. A inserire la scheda nell’urna deve provvedere personalmente l’elettore. L’inizio dello scrutinio è fissato per le 14 del lunedì, dopo il completamento di quello relativo alle schede dei referendum.