“Quanto si sta per discutere presso il Consiglio regionale della Puglia è un progetto di legge, presentato dal consigliere Amati e da altri, che ha per oggetto il ‘fine vita’, ovvero le procedure di assistenza sanitaria per la morte serena e indolore per pazienti terminali”.
Inizia così una nota diffusa dai vescovi pugliesi non appena appresa la notizia che la terza Commissione consiliare pugliese ha approvato la proposta di legge regionale sul “fine vita”. Il testo andrà in consiglio per la discussione e votazione finale. Contrari i consiglieri di Fratelli d’Italia e due consiglieri regionali del Pd, astenuti i Cinquestelle. La proposta di legge, che porta la firma di Fabiano Amati (Pd), prevede l’assistenza sanitaria per la morte serena e indolore di pazienti terminali. Per il capogruppo regionale di FdI, Ignazio Zullo “sdoganando il diritto alla morte con una legge regionale si va a sbattere contro un sicuro ricorso alla Corte Costituzionale: la competenza non è delle Regioni ma dello Stato”.
“Siamo ben consapevoli della sensibilità e della delicatezza del tema che è di drammatica attualità - scrivono i presuli della regione (presidente l’arcivescovo di Otranto, mons. Donato Negro; vicepresidente l’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia) - e poiché riguarda la sacralità della vita, necessita di un percorso accurato da parte del legislatore, in un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini, scevro da logiche di parte e possibili strumentalizzazioni”.
“Ogni cittadino - prosegue il comunicato - ha, al di sopra dei diversi ius che gli si garantiscono, quello che si può riassumere nello ius vitae, ovvero la tutela da ogni attentato contro di essa e la garanzia che la comunità se ne prenda cura, non ricorrendo a formule parziali quando non vi riesca. Riteniamo che ogni tentativo di giungere al fine suddetto, senza aver posto in atto le opportune garanzie di assistenza e ausilio, non è confacente con il rispetto della persona. Fermo restando che il malato, in qualunque stato della propria patologia si trovi, vada posto al centro per essere difeso, accolto, assistito e accompagnato, registriamo, purtroppo, che cure palliative e sedazione del dolore, esigenze ineludibili che dovrebbero essere fruibili in ambiti ospedalieri, territoriali e domiciliari, non trovano ancora questa diffusione”.
“Tali indicazioni - sottolineano i vescovi pugliesi - presenti nella legge 38/2010 con la quale L’Italia ha adottato […] un quadro organico di principi e disposizioni normative per garantire un’assistenza qualificata appropriata in ambito palliativo e della terapia del dolore, per il malato e la sua famiglia (fonte: sito web del Ministero della Salute): a 12 anni di distanza non trovano attuazione su tutto il territorio del Paese; fino ad oggi non sono stati raggiunti neanche gli standard minimi su base macro regionale e nazionale”.
“Esortiamo, quindi - si chiude così la nota -, ad una prudenziale valutazione della realtà senza assolvere le inadempienze finora registrate con percorsi legislativi di ripiego che rischiano di non essere rimedi efficaci a livello scientifico e umano”.