Non si può rimanere fermi un secondo con Dardust sul mega palco di Melpignano a dirigere l’Orchestra popolare della Notte della Taranta.
Un maestro concertatore eclettico che è riuscito a fare del concertone più atteso dell’estate salentina, dopo il record assoluto di ben otto mesi di prove, di ricerca, di condivisione e di sperimentazione, un evento musicale completo che ha abbinato perfettamente la musicalità e le melodie della tradizione salentina all’innovazione dell’elettronica contemporanea (passando anche per la musica classica, balcanica e sinfonica) e ha saputo donare a questa nuova Taranta 2022, che taglia il traguardo dei 25 anni di attività, un tocco nuovo, che non può che fare e farci bene, di “modernità radiofonica” (di cui Dario Dardust è gran conoscitore grazie alle innumerevoli produzioni discografiche per i più grandi nomi della musica italiana attuale).
Hanno reso questa Notte ancora più magica gli straordinari ospiti: fiore all’occhiello di questa edizione numero 25.
Primo tra tutti Stromae: superstar attesissima che alza al massimo il livello della Notte della Taranta, ma anche grande assente alle prove generali di venerdì scorso alla presenza di migliaia di spettatori. Ritorna in Italia con una versione pizzicata della sua hit mondiale Alors on dance - tradotto “allora balliamo” - ben mescolata per l’occasione alla salentina Menamenamó.
Tocca il cuore anche la struggente versione di Klàma (poesia grìka sull’emigrazione scritta dal poeta Franco Corlianó, scomparso nel 2015) interpretata magistralmente da un potentissimo Marco Mengoni.
Semplicemente unica, invece, la Pizzica di San Vito della salentina d’adozione Elodie, prima artista in 25 anni a dare inizio alla sua esibizione in mezzo al pubblico tarantato che affolla il piazzale dell’Ex Convento degli Agostiniani e che riesce con una facilità disarmante a unire energia, danza e voce confermandosi una showgirl d’altri tempi.
Degno di nota anche il nuovo arrangiamento dell’immancabile Lu rusciu de lu mare, quest’anno portata al pubblico in doppia versione, prima come canto d’amore e poi in versione tammurriata, da un emozionato (e un po’ impacciato con il dialetto) Samuele Bersani.
Non convince Il signore del bosco del giovane Massimo Pericolo, forse troppo poco coinvolto sia emotivamente che musicalmente rispetto ai rapper che hanno calcato quel palco negli scorsi anni (vedi l’esplosivo Clementino nel 2018 o Gue Pequeno nel 2019).
Bella sorpresa, invece, il ritorno di Madame che da “maestra concertatrice” lo scorso anno, insieme al maestro Enrico Melozzi, torna non solo come conduttrice ufficiale per Rai1 insieme a Gino Castaldo, ma anche per una brevissima toccata e fuga musicale con qualche barra scritta per dare un nuovo finale al brano “EC EC” che parla di violenza femminile in lingua Arbereshe, altra lingua minoritaria del Salento seconda solo all’ormai più famoso Grìko.
Incantevoli poi i quadri del corpo di ballo, diretto quest’anno dalla coreografa tarantina Irma Di Paola e composto, come in tutti gli ultimi concertoni, sia da una squadra di ballerini professionisti sia dai nostri bravissimi ballerini popolari. Prezioso il riferimento in danza alla Lingua italiana dei segni (Lis) nel brano Pizzica di Torchiarolo, interpretato dalla giovane Consuelo Alfieri e davvero interessante la novità dell’interazione dei cantanti con i ballerini e il coinvolgimento totale nelle coreografie. Piccoli passi che, pian piano, portano la Taranta a diventare uno spettacolo sempre più completo in tutte le sue forme.
Tecnicamente perfetta la grande orchestra che porta sul prestigioso palco della Taranta (arricchito quest’anno da 200 mq di VideoLed, altro passo importante, e incorniciato in 600 mq di luminarie firmate MarianoLight con più di 38.000 led), oltre ai brani storici della musica popolare salentina anche un tributo a Pier Paolo Pasolini e al suo “Canzoniere Italiano”: monumentale antologia della poesia popolare del 1955, interpretato dalla storica voce di Enza Pagliara. Per la prima volta in scaletta (che prevede 30 brani e circa tre ore di musica) anche l’antichissima Tarantella del ‘600 remixata con la Tarantella Napoletana di Rossini.
Un’orchestra popolare sempre più completa che si conferma una delle eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo ma che, però, come al solito, dovrebbe essere più apprezzata e valorizzata soprattutto qui nel Salento.
Siamo pronti, infatti, anche quest’anno ai classici polemici commenti di fine agosto: “dov’è finita la pizzica?”, “che fine ha fatto la tradizione?”, “che c’entra con la taranta?” da parte di quei finti puristi della tradizione che sicuramente si sono avvicinati alla musica popolare proprio grazie alla Notte della Taranta, e che non riescono (o non vogliono?) capire che è proprio la natura di questo evento contaminare, sperimentare e rinnovare la nostra musica per renderla sempre nuova e farla andare sempre oltre.È questa la forza della Taranta.
È questo l’impegno della Fondazione, alla quale va detto un doveroso ‘grazie’ per il prezioso lavoro svolto in questi anni.
L’impegno è e deve continuare ad essere questo: portare la Pizzica oltre i suoi confini, non solo geografici ma anche musicali, accostandola a nuove forme di arte ogni anno nuove.
Del resto, come diceva il compianto Daniele Durante (direttore artistico dal 2016 al 2021 e tra i fondatori del Canzoniere Grecanico Salentino negli anni ‘70), non si può fare tradi-zione senza tradi-rla almeno un po’ per farla rinascere, farla rivivere e renderla sempre più forte nel tempo.
Appuntamento, allora, su Rai1 il prossimo 1° settembre in seconda serata per il Racconto del Concertone 2022 attraverso un estratto di 110 minuti, augurandoci che anche Mamma Rai, l’anno prossimo, valorizzi sempre di più questo evento così importante per la Puglia e per l’Italia, magari trasmettendolo in diretta… Il tempo è ormai maturo!