“Sono partito dai discepoli di Emmaus per fare l’esempio di quello che stiamo vivendo, dopo la pandemia, con una guerra vicino a noi: possiamo rischiare di sentirci tristi, lontani da Dio ma il Signore ci è vicino, è accanto a noi anche se non lo riusciamo a sentire. Questi tavoli sinodali sono l’espressione della compagnia dei fratelli e del Signore lungo il cammino”.
Lo ha detto mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, aprendo gli incontri sinodali promossi dal Servizio diocesano di Pastorale giovanile nella cappella del seminario minore di Poggio Galeso. “Fiducia, partecipazione, accogliere, cura, linguaggio, comunità, ascolto, concretezza”: queste le otto parole chiave su cui si sono interrogati un centinaio di ragazzi, che nel weekend hanno partecipato ai tavoli sinodali.
Divisi in gruppi da dieci, con un coordinatore a tenere le fila e un sacerdote vicario zonale ad ascoltare e proporre ulteriori spunti di riflessione, i ragazzi hanno così contribuito al dibattito, secondo l’idea lanciata da Papa Francesco.
“In parrocchia nell’ultimo anno abbiamo lavorato proprio sui temi sinodali, stilando i punti di forza e quelli di debolezza - racconta Francesca Nisi, catechista e responsabile giovani della parrocchia del Carmine di Grottaglie - e io nel discorso mi sono soffermata sulle parole ‘linguaggio’ e ‘concretezza’ per cercare di spiegare che bisogna aggiornarsi un po’ per trasmettere il messaggio del Vangelo ed essere appunto più concreti. Mi auguro che questo Sinodo porti la Chiesa a cambiare il suo stile”.