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I doni e i carismi sono sempre utili e necessari alla edificazione e crescita della Chiesa.

 

 

Certamente con questo spirito, mons. Pierino Galeone, presbitero dell'arcidiocesi di Taranto e figlio spirituale di Padre Pio da Pietrelcina, ha accolto dal santo con le stimmate la provocazione a "metter su famiglia", una famiglia non di sangue, evidentemente, ma spirituale che presto sarebbe diventata non solo numerosa ma avrebbe avuto relazioni tali e quali a quelle che si vivono in una casa degna di questo nome.

Chi per un momento ha avuto la gioia di incontrare i "Servi della sofferenza" è rimasto certamente attratto da tre aspetti fondamentali: la gioia, il servizio, l'amore alla Chiesa e ai sacerdoti.

Nel padre fondatore era sempre presente un tratto inconfondibile: la gioia di sentirsi abitato da una presenza.

In fondo, era questo il segreto di quel sorriso che, tanto lui quanto i suoi figli spirituali, hanno sempre saputo e sanno donare.

Ed è un sorriso che parla del Signore, che lo annuncia quale gioia, che lo eleva a Bene sommo da condividere.

Chi guarda un fratello o di una sorella che vive questo carisma, resta ammaliato da questa bontà, rimando al Buono per eccellenza, Gesù. 

Il servizio, altresì, è lo stile di vita di chi ama e nell'Istituto secolare dei "Servi della sofferenza" da sempre, è diventato un autentico programma esistenziale.

Forse renderebbe onore, a tutto ciò, l'equazione: "dimmi quanto amore dai, servendo, e ti dirò se sei servo".

Il testamento più bello che il padre lascia ai suoi figli sparsi in ogni angolo della terra è proprio la capacità di mettersi a servizio, sempre, in quella dimensione sponsale che è accoglienza di Cristo nell'altro, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Amare sempre, amare incondizionatamente, amare nonostante tutto.

Ma mons. Galeone era, soprattutto, un autentico innamorato della Chiesa e in essa amava in modo viscerale i suoi confratelli preti, con un occhio di riguardo ai sacerdoti più giovani.

Nel suo cuore presbiterale, abitato dal Sommo Sacerdote, aveva compreso che proprio i virgulti di questa Madre, entusiasti e al contempo fragili, avevano bisogno dell'acqua della preghiera, del calore dell'affetto umano, della mano forte e amorosa dell'accompagnamento.

Per questo figli e figlie che hanno accolto la proposta a seguirlo sulla via dell'adesione al Signore sono contenti di amare la Chiesa e gioiosi nel camminare con la solerzia di chi vede nel ministro non semplicemente un uomo ma Cristo da accogliere, da ben volere, da testimoniare.

Oggi, allora, non è giorno di lutto ma di festa, in Paradiso. Il Pastore buono ha accolto il sacerdote fedele Pierino e lo ha abbracciato!

San Pio, accanto a Gesù, starà sorridendo compiaciuto perché, in lui ha saputo imprimere i suoi tratti. Sulla terra, in modo particolare nella Chiesa di Lecce dove il carisma è presente tra la comunità di Squinzano e quella cittadina (Simona Abate, coordinatrice della Casa della Carità è la responsabile centrale per la sezione femminile) le lacrime sono mitigate dalla certezza di aver avuto come guida e maestro un autentico profeta, rimando credibile a Cristo. 

Caro don Pierino, “in Paradiso ti accompagnino gli angeli, al tuo arrivo ti accolgano i martiri e ti conducano nella Santa Gerusalemme” (dal Rito delle Esequie).

 

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