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Una preghiera sulla tomba di don Tonino Bello, in Alessano, domani alle 19.30 vigilia del ventottesimo anniversario della morte del sacerdote che predicava la “Chiesa del grembiule”. In sua memoria anche la celebrazione eucaristica che nella chiesa del SS. Salvatore, pure questa nel paese natale del Servo di Dio, martedì alle 18.30, sarà presieduta dal nuovo arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia. Concelebreranno mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, e altri sacerdoti.

 

 

 

Don Tonino morì il 20 aprile del 1993, a Molfetta, dove svolgeva la missione di vescovo. Cosa abbia lasciato lo racconta Giancarlo Piccinni, il presidente della fondazione intitolata al sacerdote che fu anche prolifico scrittore: «Se dovessi rispondere con una battuta semplice direi che ha lasciato la cura per l’umanità che è la pace. Significa entrare nel cuore di problemi che ci attanagliano come persone che vivono in disagio questo passaggio epocale».

Dunque: «Noi eravamo distratti, più presi dall’enfasi che dalla sostanza dei discorsi, però lui, in un passo dell’aprile del ’92, intitolato “Maria donna di frontiera”, ci dice che viviamo l’epoca della transizione e che siamo all’interno di un contesto storico in cui si vive il passaggio da un’era geologica all’altra». Cioè: «don Tonino sosteneva già allora che non sta finendo il mondo, ma un mondo: il nuovo dobbiamo costruirlo come fratelli».

La convinzione del sacerdote alessanese si rispecchiava nel comportamento dello stesso. Piccinni ricorda ancora: «Pensiero e vita di don Tonino sono stati talmente connessi che questa è la chiave che ci fa capire perché il motivo per il quale egli era attraente, l’attrazione del suo dire era il suo fare».

Un altro monito: «Nel testo “Maria donna dell’ultima ora” esorta che la morte ci trovi vivi. Siamo in una fase in cui don Tonino sente la morte, vive il dolore delle metastasi. Lui il problema non lo mette sotto il tappetto, ma lo affronta. Ecco perché quella è una stagione in cui la sua attività pastorale invece di ridursi si incrementa. E il 14 febbraio del 1993 in “Maria donna innamorata” lui scrive: “Amare, voce del verbo morire”».

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