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Intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso a Lecce, quasi ogni domenica mattina, verso le 8, al quadrivio della stazione tra Viale Gallipoli e Viale Oronzo Quarta, incrociavo un religioso francescano conventuale, Padre Egidio Merola, che veniva da Copertino con la littorina della Sud -Est e si dirigeva verso la chiesa greco-cattolica, tra Santa Croce e San Francesco.

 

 

 

Ed io, dai pressi di Piazza Duomo, verso le Francescane Alcantarine, dove sorge l’attuale sede dell’Inps: entrambi per celebrare la messa domenicale.

Non si faceva tanto sforzo a capire che il suo volto, come il suo incedere, erano quelli di un uomo di Dio.

Ma il bello sta nel fatto che non molti anni dopo dovevo io succedere per circa un quinquennio alla guida di quella parrocchia. Finché fui convocato dalla prefettura di Lecce (in rappresentanza del vescovo bizantino di Lungro) per il passaggio del beneficio parrocchiale ad un sacerdote di rito greco-cattolico.

A dire il vero, tra gli anni Trenta e Quaranta, c’era stato un sacerdote appartenente a quel rito; ma poi, alla sua morte, mi avevano preceduto sempre alcuni presbiteri diocesani incaricati dal vescovo di Lecce. Ma fu l’ultimo interim a verificarsi.

Tornando a Padre Egidio Merola, Servo di Dio dal 30 aprile scorso, ne ha parlato la Gazzetta dell’altro ieri. Posso attestare che rimasi sempre a lui legato da fraterno affetto e devota ammirazione. Anche quando dovetti lasciare la chiesa greca per l’apertura di un carcere minorile di massima sicurezza, competente per le sei province dei due distretti giudiziari pugliesi.

Partecipai al suo funerale presieduto dall’attuale arcivescovo di Brindisi-Ostuni, mons. Domenico Caliandro, cui parteciparono alcune migliaia di fedeli, schierati fra chiesa francescana conventuale e camposanto copertinesi.

Ben presto presi contatto con la nascente postulazione: ed oltre la cronaca su L’Ora del Salento non più in pubblicazione, fui ospitato in appendice alla vita scritta dagli stessi conventuali, con una mia deposizione giudiziaria “a futura memoria”.

Ho avuto la gioia e la grazia in questi diciannove anni dal suo transito alla vita eterna di partecipare, ormai ultranovantenne, all’insediamento del Tribunale ecclesiastico neretino, presieduto dal vescovo Fernando Filograna, ordinario del luogo, per molti decenni con lui vissuti in fraterna collaborazione ministeriale.

 

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