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“I dati relativi all’anno scolastico 2021/22 restituiscono un quadro di sostanziale stabilità, addirittura con una lieve crescita complessiva degli studenti che scelgono di frequentare l’Irc”.

 

 

 

Si confermano (LEGGI) le spiccate differenze territoriali e fra gli ordini di scuola, con una media nazionale di avvalentisi che sfiora l’85%”. Lo sottolinea Ernesto Diaco, responsabile del Servizio nazionale per l’Irc, commentando i dati su chi si è avvalso o meno dell’Insegnamento della religione cattolica, riferiti all’anno scolastico scorso. “Si tratta di cifre che ribadiscono il pieno inserimento dell’insegnamento della religione nel quadro delle discipline scolastiche e la sua dichiarata identità educativa e culturale - evidenzia Diaco -. Come afferma la Presidenza della Cei nel messaggio diffuso in vista delle iscrizioni al nuovo anno scolastico (LEGGI), l’Irc è espressione di una alleanza educativa, a cui non partecipano solo la scuola e la Chiesa, ma gli stessi studenti, le loro famiglie e gli insegnanti, primo fattore della qualità di tale insegnamento e del suo diffuso apprezzamento”.

Come sempre, aggiunge il responsabile del Servizio, “da questi numeri proviene anche un forte invito alla responsabilità perché ciascuno, secondo il proprio ruolo, si impegni a rendere l’esperienza quotidiana dell’Irc sempre più all’altezza dei suoi obiettivi e dei suoi compiti, qualificandosi anche come ‘cantiere’ di ascolto delle persone e dei mondi di vitali, nell’ottica del Cammino sinodale a cui si sta dedicando tutta la Chiesa in Italia”. In questi giorni, osserva Diaco, “il pensiero è tornato spesso all’udienza che Benedetto XVI concesse ai docenti di Irc il 25 aprile 2009. Nel suo discorso, il Papa riconosceva che ‘grazie all’insegnamento della religione cattolica, la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori di cultura e di umanità, nei quali, decifrando l’apporto significativo del cristianesimo, si abilita la persona a scoprire il bene e a crescere nella responsabilità, a ricercare il confronto ed a raffinare il senso critico, ad attingere dai doni del passato per meglio comprendere il presente e proiettarsi consapevolmente verso il futuro’. È questa l’esperienza che continuano a fare, nelle scuole italiane ogni giorno, migliaia di insegnanti e milioni di ragazzi e di giovani”.

Il responsabile del Servizio conclude ricordando le parole di Benedetto XVI agli insegnanti: “Lungi dal costituire un’interferenza o una limitazione della libertà la vostra presenza è anzi un valido esempio di quello spirito positivo di laicità che permette di promuovere una convivenza civile costruttiva, fondata sul rispetto reciproco e sul dialogo leale, valori di cui un Paese ha sempre bisogno”.

 

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