L'ex presidente della Uefa è stato messo in stato di fermo e poi rilasciato dalla Procura nazionale finanziaria dopo diverse ore di interrogatorio nell’ambito di un’inchiesta per corruzione. Sotto accusa, il ruolo svolto nel 2010 nell’assegnazione a sorpresa dei Mondiali di calcio al Qatar.
La caduta di “Le Roi” Michel. Si potrebbe sintetizzare così la vicenda che in questi giorni ha coinvolto l’ex calciatore ed ex presidente della Uefa Michel Platini. Messo in stato di fermo dalla Procura nazionale finanziaria a Nanterre, alle porte di Parigi, è stato rilasciato nella notte tra martedì e mercoledì dopo diverse ore di interrogatorio nell’ambito di un’inchiesta per corruzione.
Sotto accusa, il ruolo svolto nel 2010 nell’assegnazione a sorpresa dei Mondiali di calcio del 2022 al Qatar, Paese che vanta importanti legami finanziari con la Francia. L’inchiesta della magistratura verte principalmente su quello che viene definito come un vero e proprio “incontro segreto”, un pranzo all’Eliseo, il 23 novembre 2010, a pochi giorni dall’assegnazione dei Mondiali, al quale parteciparono l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy con i suoi consiglieri Sophie Dion e Claude Gueant, Michel Platini e Tamim ben Hamad al-Thani, ai tempi principe ereditario del Qatar e dal 2013 emiro del Paese, oltre che attuale proprietario, fra le altre attività imprenditoriali, della squadra di calcio Paris Saint-Germain. Si sospetta che il presidente francese fece pressione su Platini perché il Mondiale venisse assegnato al Paese del Golfo Persico, a discapito delle candidature di Giappone, Corea del Sud, Australia e Stati Uniti.
Per capire di più sui fatti delle ultime ore e, più in generale, sui controversi Mondiali che si giocheranno tra tre anni, il Sir ha intervistato Italo Cucci, direttore editoriale di ItalPress e giornalista sportivo di lungo corso.
Direttore, cosa ne pensa di questa vicenda?
È una vicenda che è esplosa ora come scandalo perché siamo in estate e sembra quasi che abbiamo bisogno di scandali sportivi ogni volta che termina un campionato, ma i contenuti non sono per niente nuovi, già quando si parla di mondiali del 2022 in Qatar si parla di un completo scandalo.
Perché uno scandalo?
È uno scandalo come è nata questa candidatura. È uno scandalo perché è un Paese dove i diritti civili sono quasi del tutto ignorati. È uno scandalo perché c’è stato un giro di ‘mazzette’ incredibile negli ultimi dieci anni per arrivare a questo punto.
Uno scandalo che questa volta, però, vede come attore principale l’ex presidente della Uefa…
Platini è già stato coinvolto in questa vicenda ed è stato condannato per il suo comportamento poco etico a otto anni di sospensione dalla sua attività, perdendo la presidenza della Uefa. Gli hanno fatto un condono di quattro anni. Di recente però, circa venti giorni fa, si è ribellato contro il potere internazionale del calcio e ha ricevuto in cambio quella che io definisco una “vendetta”, ovvero un ulteriore sovraccarico di responsabilità per questa faccenda.
Quindi, di fatto, cosa c’è di nuovo?
Di nuovo non c’è molto, c’è che “Le Roi” Michel ha perduto completamente il suo potere, così come lo ha perduto il suo “compagno di pranzi” qatarioti Nicolas Sarkozy.
Tornando per un attimo al tema di diritti civili calpestati per la costruzione degli impianti per i Mondiali del 2022, le ultime stime, risalenti al 2015, indicano che ci saranno alla fine dei lavori circa 4mila morti nei cantieri, quasi tutti immigrati sottopagati. Si parla di una vera e propria “carneficina di schiavi”, anche se le notizie che filtrano dal Paese non sono molte e si tende a mantenere tutto sottaciuto.
Per il mondiale del Qatar non dice nulla nessuno perché il signor al-Thani, che si è comprato numerose attività in Francia, ma anche in Italia, e ha un fondo sovrano con un patrimonio da più di 600 miliardi di dollari è una persona molto influente, quindi conviene farselo amico in quanto potenziale investitore nei più svariati settori. Questo denota un’ipocrisia totale del mondo occidentale nei confronti del mondo arabo. E le fonti di stampa locali ci trasmettono un’immagine distorta di un Paese dove va tutto bene, anche se non è così.
È l’ennesimo segnale di un calcio che tende sempre di più al business?
Questo è un segnale importante, ma ormai il calcio fa solo quello che fa il resto del Paese. È il mondo che è diventato un business. In Italia, ad esempio, ci sono cinque milioni di poveri, ma “chi se ne frega”.
In che senso?
L’attenzione è completamente spostata verso altro, verso quelli che guadagnano dieci-quindici milioni per correre dietro a un pallone. Io scrivo di calcio da 60 anni, ma mi vergogno quando davanti a queste cose non dice nulla nessuno e addirittura puoi sentire il disperato in difficoltà economica che si batte perché nella sua squadra venga preso il tal giocatore al quale dare possibilmente venti milioni l’anno in modo che così stia bene, giochi e faccia divertire.
Questo perché secondo lei accade?
Andando a ritroso nella storia è sempre stato così. Dai ‘Panem et circenses’ (Pane e giochi, ndr) in avanti il potere ha sempre ragionato in questo modo: “Falli divertire almeno si dimenticano di mangiare”.