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Il sacerdote, l’uomo di cultura, il campiota. Questi tre profili, ognuno con le sue sfumature umane e caratteriali, sono stati tracciati da don Gerardo Ippolito, parroco di San Giovanni Battista, a Lecce, durante la santa messa in suffragio di don Mario Versienti, ad un anno dalla sua scomparsa.

 

 

Il rito religioso è stato officiato martedì sera nella chiesa matrice di Campi Salentina, ed è stato presieduto da don Gerardo perché per tredici anni ha ricoperto il ruolo di parroco a Campi, con don Mario come suo vice. A concelebrare, il parroco di Santa Maria della Grazie, don Alessandro D’Elia, il parroco di San Francesco d’Assisi, Padre Michele Cilli, e coloro che possono essere considerati figli spirituali di don Mario, i sacerdoti campioti don Antonio Murrone e don Riccardo Calabrese.

“Ringraziamo sempre Dio per averci dato una figura come quella di don Mario - ha esordito don Gerardo nella sua omelia - perché è stato un sacerdote genuino ed un uomo semplice. Ha fatto del suo ministero un servizio per la comunità; era a disposizione di tutti, continuamente e quotidianamente. Ma possiamo considerarlo anche un uomo molto colto, sempre informato su tutto. Il suo tavolo da lavoro era sommerso dai libri, perché amava conoscere ed approfondire gli argomenti più disparati. La cultura lo univa a Dio. Proverbiale la sua preparazione per l’omelia della liturgia della domenica. E come campiota, credo che tutti possano confermare quanto fosse affabile e umile, alla mano. Un uomo semplice e buono”.

“Per me personalmente poi - ha concluso don Gerardo - è stato un amico, oltreché il mio confessore negli anni in cui sono stato a Campi. Un compagno di viaggio straordinario a cui mi appoggiavo nella missione sacerdotale”.

Alla santa messa non ha potuto prendere parte mons. Luigi Manca, vicario della diocesi, che con don Mario ha percorso un lungo cammino, essendo stato per molti anni parroco a Campi tra gli anni ‘80 e ‘90. Don Gigi non ha comunque voluto far mancare la sua testimonianza, raccolta in un toccante messaggio che è stato letto durante la celebrazione.

“Mi unisco alla vostra preghiera per il nostro carissimo don Mario - ha scritto il vicario - nel primo anniversario della sua morte. Voi sapete quanti anni don Mario e io abbiamo collaborato insieme. In tutti quegli anni ho avuto modo di sperimentare la sua umiltà: preferiva lavorare sempre quasi di lato, senza mai mettersi al centro dell’attenzione. Qualità di santità sacerdotale che forse noi apprezziamo più dopo, con il tempo. Senza ostentare di fare grandi cose, don Mario ha permesso al Signore di fare nella sua persona e tramite il suo ministero ‘grandi cose’, secondo lo stile del Magnificat. E questo lo sa la gente di Campi, che sa riconoscere ed apprezzare la genuinità e la generosità del ministero dei sacerdoti chiamati al servizio pastorale di questa bella e cara comunità”.

“Come lo stesso don Mario desiderava e ci teneva a dire - era scritto ancora nel massaggio - occorre guardare avanti con fiducia ma anche con animo accogliente. Il ministero di don Mario è un pezzo di strada, un pezzo di storia che Campi non solo conserverà nel cuore ma farà fruttificare”.

 

 

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