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La sacra rappresentazione della natività di Gesù vista con gli occhi della storia e della tradizione.

Questo il tema della conferenza che si è tenuta l'altra sera presso la sala conferenze dell’Istituto Calasanzio, dal titolo “La simbologia del presepe nella pietà popolare”, tenuta dal prof. Enzo Marangione. Un excursus sulla simbologia del presepe e sul significato che esso ha assunto, nel corso degli anni, nel sentire comune. L’appuntamento è stato organizzato dalla comunità dei padri scolopi di Campi Salentina, voluto per riscoprire il senso intimo del presepe ed approfondire l’aspetto filologico che la raffigurazione della nascita di Gesù rivela.

Ad introdurre la serata, Padre Roberto Innamorati, rettore dell’Istituto Calasanzio, che ha spiegato come che lo spunto per realizzare un incontro che parlasse del presepe sia giunto dalla recente lettera apostolica “Admirabile signum” di Papa Francesco, che verte proprio sul significato e sul valore del presepe. 

Ad Enzo Marangione è toccato quindi soffermarsi sugli aspetti che la raffigurazione della nascita di Gesù Bambino ha assunto nel corso dei secoli, a partire dalla prima illustrazione plastica, quella vivente allestita da San Francesco, a Greccio, nel 1223. Da allora tante sono state le trasformazioni che il presepe ha avuto e tante le accezioni che lo hanno interessato, fino alla vera rivoluzione presepiale, risalente al XVIII secolo, partita da Napoli. Dal 1700 in poi, infatti, la sacra rappresentazione è uscita dalle chiese e dai chiostri dei conventi ed ha fatto il suo ingresso nelle case e nei luoghi più insoliti, raccontando non più soltanto lo scorcio della natività, ma scene di vita quotidiana che si dipanano attorno alla grotta. Ambientazioni animate da un numero elevato di personaggi, non meno di settanta secondo la tradizione, talvolta curiosi e folcloristici che, come ha spiegato il prof. Marangione, devono essere visti ed intrepretati anch’essi alla luce delle sacre scritture. Nel presepe, ogni elemento ha il suo posto ed il suo contenuto recondito.  La carrellata delle figure presenti è lunga e corposa. Si va dalla zingara all’immancabile Benino, dal pastorello dormiente alla lavandaia, che nella notte della nascita di Gesù funge anche da ostetrica, fino al pescatore ed al cacciatore e ad un frate francescano, in onore ed in ricordo di San Francesco. E poi ancora gli zampognari e l’ “uomo della meraviglia”, e man mano che ci si avvicina alla grotta, sormontata dalla stella cometa, i pastori con i loro greggi, fino a re magi ed agli angeli, custodi dell’Incarnazione che salva.    

 

 

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