L’immagine che segna il tempo e scandisce decenni di amore per il prossimo è la fotografia in bianco e nero, datata 1950, di una distesa di campagna brulla e sassosa.
Ed in quel vuoto desolante, la figura dai grandi baffi bianchi e lo sguardo luminoso, nonostante le gravi disgrazie che gli avevano straziato l’anima, di un uomo che scruta l’orizzonte come se fosse sulla tolda di una nave.
Quell’uomo era Salvatore Calabrese, medico chirurgo dalla vasta cultura, e in quel 1950 aveva 47 anni, e la vita segnata da lutti dolorosissimi. Tre figli deceduti in giovane età ed in breve lasso di tempo.
Episodi tragici che, invece di inaridirne lo spirito e indurirne il cuore, gli avevano provocato una grande sete di fare del bene alle persone, alla sua gente. Appena quattro anni prima, nel 1946, aveva fondato l’ospedale civile di Campi Salentina, per consentire cure adeguate e sicure ai malati. E nel 1950, appunto, sulla spoglia distesa alla periferia del paese, la posa della prima pietra di quella che sarebbe diventata l’Oasi di Mamma Bella, una realtà sociale ancor prima che religiosa, destinata all’accoglienza dell’infanzia abbandonata. Per realizzare quell’imponente opera, il medico filantropo aveva impegnato quasi per intero il suo patrimonio di famiglia.
A curare l’Oasi di Mamma Bella, oggi come settanta anni fa, una comunità di suore calasanziane, che in osservanza alla regola della loro fondatrice, la Beata suor Celestina Donati, si spendono per dare accoglienza a ragazzi provati da veri e propri drammi familiari, che in quella struttura trovano riparo sicuro e soprattutto un barlume di serenità. Ma l’Oasi di Mamma Bella è anche un centro di aggregazione che in questi decenni ha scritto pagine di grande civiltà, cultura e dedizione, esempio luminoso e lungimirante per l’intera città di Campi Salentina. Centinaia e centinaia i ragazzi ed i giovani che, all’ombra di quella struttura, hanno trovato l’impulso per uno stile di vita sano e proficuo, tra giochi e passatempi, formazione e impegno sociale. Ed in qualche caso anche la strada maestra e l’indirizzo della propria vita. Oggi quell’Oasi è una realtà meravigliosamente complessa che, oltre all’aspetto spirituale, offre vari servizi educativi, in primis la scuola materna, frequentata da tantissimi bambini, guidati da un efficiente gruppo di operatori religiosi e laici, come scrive in un articolo pubblicato sul giornale on line Il Centuplo una delle insegnanti della materna.
L’Oasi di Mamma Bella compie 70 anni dunque. Un compleanno vissuto e festeggiato con basso profilo, a causa delle limitazione causate dalla pandemia in corso. Oggi le aule che usualmente ospitano i bambini della scuola materna sono desolatamente vuote. Ma tra le religiose ed i laici che lì lavorano ed operano, c’è tanta voglia di ricominciare. Di tornare alla normalità e di colorare ancora la vita dei bambini, e trasformare il silenzio nel frastuono più vivace e gioioso.
L’Oasi di Mamma Bella compie 70 anni. Tanti, o forse pochi. Perché l’altruismo, l’affetto, l’accoglienza, lo spezzare il pane con i fratelli, non si misurano con il tempo che passa ma attraverso l’intensità del pensiero, la forza della condivisione, l’amore più puro e disinteressato.