Si è celebrata ieri presso la parrocchia Santa Maria dell’Idria a Lecce, retta dai padri della Congregazione della Missione di San Vincenzo de’ Paoli, l’annuale festa in onore di Sant’Antonio da Padova, venerato presso l’omonima chiesetta che sorge a ridosso dell’ex Manifattura Tabacchi in via Lequile.
L’appuntamento, che richiama sempre tantissimi fedeli da tutto il quartiere Rudiae-Ferrovia, è stato preceduto da un’intensa preparazione di tredici giorni. La solenne concelebrazione eucaristica è stata presieduta da mons. Cristoforo Palmieri, vescovo emerito della diocesi di Rrëshen, a cui è seguita la processione per il quartiere con la statua del santo guidata dal parroco Padre Carmine Madalese.0:00
Nella sua omelia, il presule Palmieri ha proposto un estratto dagli scritti del santo “la fede è la virtù principale e chi non crede è simile a quegli Ebrei che nel deserto si ribellarono a Mosè. Senza la fede non si entra nel regno di Dio, essa è la vita dell'anima. Il cristiano è colui che, con l'occhio del cuore illuminato dalla fede, intuisce i misteri di Dio e ne fa pubblica professione”.
Ma il 13 giugno il santo viene ricordato per uno dei suoi ultimi miracoli legato, anch’esso ad una leggenda popolare: non tutti conoscono, però, l’origine di questa tradizione, che nasce da uno dei tanti miracoli di quello che viene definito il santo dei miracoli. Pare che il santo nella calura estiva, allo stremo delle forze, abbia salvato un bambino morente nelle braccia della madre, identificata poi con la Vergine Maria.0
Uno dei momenti più attesi è stata la benedizione e la distribuzione del pane, una tradizione che ruota intorno ad un elemento essenziale e quotidiano, ricco di significato, svoltasi al rientro della processione nelle vicinanze della chiesetta dedicata al santo. Spezzare il pane significa quindi fare e creare fraternità, dare spazio all’umano e stare dalla parte della vita. Tutti ne hanno diritto, poveri e ricchi. Anzi, se il pane non raggiungesse i poveri, sarebbero loro stessi ad andare verso il pane. E quanta povertà di vita c’è in chi non sa condividerlo.
Il cibo mangiato insieme è inseparabile dallo scambio di sguardi, di gesti e di esperienze: condividere il pane è condividere la vita. Il miracolo del pane, in fondo, è proprio questo: ritrovare il gusto di una fraternità che significa raduno, ‘con-vocazione’, tenerezza e cura verso le persone che ci abitano accanto.