“Il potere dei segni”, ripeteva spesso don Tonino Bello. Ancor più profetico quando un segno diventa un faro di bellezza per un intero territorio. E la “Casa di San Giovanni” è una nuova luce che si è accesa a Lecce, nel quartiere “Stadio”.
L’altro giorno, infatti, l’arcivescovo Michele Seccia, accompagnato da don Gerardo Ippolito, parroco della comunità di San Giovanni Battista, ha benedetto una nuova opera di carità nata in una frontiera sociale: la “Casa di San Giovanni Battista”, in via Siracusa, 2-4-6 a Lecce, luogo di prima accoglienza con dieci posti letto per donne senza fissa dimora o che vivono gravi situazioni di disagio.
“Non si tratta di un centro geografico ma di un luogo del cuore - ha sottolineato Seccia dopo aver tagliato il nastro -. “E la cosa più sorprendente è che esso nasca in una periferia dove, per antonomasia, la povertà e il disagio trovano il loro rifugio più naturale. Qui è la stessa periferia che, grazie all’intraprendenza di un prete, al coraggio di una comunità e alla generosità di tanti volontari e delle associazioni del territorio, si fa prossimo e buon samaritano di chi vive sull’orlo del baratro della disperazione”.
La “Casa di San Giovanni” non è solo un luogo per accogliere giovani donne ed offrire loro un posto letto dove ripararsi durante la notte, ma bensì uno spazio per vivere la quotidianità, un vero e proprio housing che permetterà alle donne senza fissa dimora di insediarsi nel quartiere, di inserirsi lavorativamente e di essere un punto di riferimento stabile per potersi integrare nella società.
Dopo un piccolo evento di intrattenimento curato dai giovani Sbam (Soul breathe art movement) con i responsabili Davide Nicoletti e Andrea Conversano in collaborazione con la scuola di danza Hibrid Project di Lecce, don Gerardo ha invitato tutti volontari delle associazioni presenti ad unirsi in un momento di raccoglimento concluso con la benedizione da parte dell’arcivescovo, dei tre locali, offerti in comodato d’uso per sei anni, da Arca Sud, l'agenzia regionale che si occupa della casa e dell'abitare.
Presenti all’inaugurazione, oltre alle cariche istituzionali della città, le tante associazioni parrocchiali che hanno contribuito e fortemente voluto la realizzazione di questo progetto di inclusività sociale.
La maggior parte degli aiuti è arrivata appunto da queste ultime, in particolare dalla onlus ‘Angeli di Quartiere’, che vede la figura della fondatrice e presidente, Tonia Erriquez, con l'iniziativa del "regalo sospeso” che ha permesso di raccogliere i fondi necessari per la copertura delle spese di arredo e dei bagni e dall’associazione la Girandola, per l’assistenza ed il supporto psicologico, con la figura della presidente Monica Agrosì, che ha donato alcuni quadri ricchi di colori, “per dare colore e calore a tutte quelle donne che vivono i loro dolori e le loro sofferenze”.
“Qui ci sono ancora delle cose da fare - ha concluso l’arcivescovo - ma tanto è stato fatto, grazie a quelle persone che hanno collaborato alla gioia e hanno offerto le proprie qualità per alleggerire la sofferenza di chi alla Chiesa chiede aiuto in un momento di difficoltà”.