Una tavola rotonda e la donazione di materiale didattico ai detenuti iscritti ai corsi scolastici del Centro provinciale istruzione adulti (Cpia). “Batte un cuore nel gigante di cemento - Testimonianze dal pianeta carcere” è il tema scelto per incontrarsi e confrontarsi in una tavola rotonda in programma a Novoli domani 13 febbraio 2019, a partire dalle 10 presso la Scuola Media “F. Cezzi”.
All’evento, promosso dal Consiglio comunale dei ragazzi di Novoli, in collaborazione con il locale Istituto comprensivo, prenderanno parte Imerio Tramis (Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minori di Lecce), don Alessandro D’Elia (Cappellano del carcere di Borgo San Nicola a Lecce), Marianna Parisi (psicologa e criminologa), Anna Marinella Chezza (Dirigente Cpia), Luciana Delle Donne e Ilaria Palma (Made in carcere). A fare gli onori di casa il dirigente scolastico, Gilberto Spagnolo e la commissaria straordinaria nel comune di Novoli, Paola Mauro. Modera l’incontro Antonio Soleti (giornalista ed editore).
“Un piccolo gesto può fare la differenza nel futuro di un uomo”: non si tratta di una frase ad effetto, ma della sintesi di un lavoro di raccolta di materiale didattico cui hanno collaborato tutti gli alunni dell’istituto comprensivo novolese, sapientemente guidati dai loro docenti Maria Grazia Bisconti, Elena Stomaci e Gianna Fiore. Nella stessa giornata di mercoledì, al termine del dibattito, quanto realizzato sarà consegnato nelle mani di don Alessandro D’Elia e destinato ai detenuti che frequentano i corsi scolastici del Centro provinciale istruzione adulti (Cpia).
“Una goccia nell’oceano, forse, ma comunque una boccata di ossigeno - spiegano i docenti coinvolti nel progetto - per gli studenti reclusi, che nello studio investono per ricostruirsi un futuro; per la società, perché una persona che comincia ad appassionarsi alla cultura, alla conoscenza, alla lettura è comunque una persona meno pericolosa”. Un’occasione per sensibilizzare in modo particolare le giovani generazioni ancora in età scolare, educandoli a valorizzare il lavoro degli insegnanti, dei volontari e dei reclusi che con passione scelgono di migliorarsi perché la scuola possa trasformare un luogo di chiusura e di esclusione, qual è il carcere, in un luogo di confronto, là dove le persone imparano ad ascoltare gli altri, a vederli, ad avere attenzione alle loro vite come forse non hanno mai avuto prima, per dare a tutti gli studenti più cultura e non semplicemente “più addestramento al lavoro”. E immaginare per loro e con loro orizzonti più luminosi.