Nell’omonima parrocchia di Novoli si è aperta la settimana in preparazione alla festa di Sant’Andrea Apostolo, titolare della chiesa madre.
Tanti gli appuntamenti che preparano e accompagnano i festeggiamenti che culmineranno sabato 30 Novembre alle ore 18,00 con la S. Messa presieduta dall’arcivescovo mons. Michele Seccia.
Tante le occasioni per accogliere e trasmettere l’eredità del primo tra gli apostoli scelti da Gesù.
Una mostra (“Sant’Andrea Apostolo: una storia di immagini. Mostra di incisioni dal XV al XVIII secolo”) con incisioni provenienti dal Britisch Museum di Londra farà da sfondo al percorso spirituale della Comunità.
Il prof. Lucio Andrea Galante già Professore Ordinario di Storia dell’arte moderna presso la Facoltà dei Beni Culturali dell’Università del Salento presentando la mostra ha voluto ricordare, riecheggiando le parole di San Giovanni Paolo II rivolte agli artisti in una sua lettera, come «Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell'arte. Essa deve, infatti, rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell'invisibile, di Dio» (Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 4 aprile 1999).
Accogliendo l’invito dell’arcivescovo una serata sarà dedicata alle famiglie. Al centro il tema che accompagna l’anno dell’intera diocesi: Insieme a tavola: dalla mensa domestica alla mensa eucaristica.
Anche i ragazzi sono stati coinvolti. Dopo aver meditato sulla storia dell’apostolo Andrea hanno deciso di mettere in piedi uno spettacolo-meditazione da presentare all’intera comunità. Non un semplice modo per esibirsi, ma opportunità per tradurre l’insegnamento più alto consegnato da Andrea: la testimonianza del vangelo fino al dono supremo.
I giovani e i cresimandi vivranno, invece, una Veglia itinerante sulle orme di Andrea. Partendo, infatti, da alcuni punti salienti della sua vita proveranno a tradurre nel tempo e nel mondo di oggi l’eredità che alle nuove generazioni Sant’Andrea consegna. Percorrendo le vie della cittadina novolese in alcuni punti incontreranno i giovani di Casa Francesco della Comunità Emmanuel che carichi delle loro storie di profughi o perseguitati condivideranno la vita raccontata e accolta; incroceranno gli occhi di ragazzi che dalla vita hanno ricevuto solo ferite e dignità calpestata; si stupiranno di fronte alla testimonianza di una vita giovane nel fiore della giovinezza offerta come dono a Dio.
Tutte occasioni diverse per trasmettere un messaggio che ancora oggi ha da dire la novità del Vangelo.
Abbiamo chiesto al parroco don Stefano Spedicato un pensiero in merito a questi giorni di grazia per la Comunità a lui affidata. Ci ha risposto con una riflessione che riproponiamo integralmente alla vostra meditazione.
“C’è un terzo giorno che ha cambiato la storia di due uomini. Uno di questi è Andrea. Il nostro protettore. Quando San Giovanni nel quarto Vangelo si sofferma a raccontare ciò che accadde in quel terzo giorno della Nuova Creazione non può fare a meno di soffermarsi su un dettaglio che attira la nostra attenzione: è un vortice di sguardi che si intrecciano e provocano delle attrazioni”.
“C’è un primo sguardo - continua l'arciprete. È di Giovanni il Battista. È sguardo che fissa il passaggio di Gesù. È sguardo di Profeta, di colui, cioè, che sa scorgere il passaggio di Dio nella storia dell’umanità. Il nostro Andrea assiste a questo modo di guardare la storia e il mondo e da buon discepolo impara dal Battista l’arte della profezia, l’arte di chi sa scorgere fra le vicende frastagliate del tempo e della storia l’irrompere di Dio che in Cristo Gesù viene a portare armonia nel disordine. Ci troviamo dentro la Settimana della Nuova Creazione e, come nella Prima settimana della storia è accaduto il passaggio dal dis-ordine al Cosmos, allo stesso modo qui c’è un passaggio, quasi di consegne, tra l’Antica e la Nuova Alleanza”.
“Il secondo sguardo - prosegue don Stefano. È quello di Gesù. È sguardo che coinvolge tutto il corpo - allora Gesù si voltò - e penetra nelle profondità del cuore. E ne scorge i palpiti e gli aneliti. Le attese e i desideri di felicità. È sguardo che coglie gli slanci e provoca a risposte mai date affondando dentro le viscere più profonde dello stomaco e dell’anima. Sguardo che attrae e cattura, che smaschera e comprende. È sguardo che ama, senza “se” e senza “ma”, senza giudizi di condanna e precomprensioni di sorta. Da questo sguardo Andrea è affascinato e conquistato. Qui impara a conoscere il cuore di un Dio per cui deciderà di lasciarsi sconvolgere la vita fino a darla completamente nel martirio”.
“Il terzo sguardo - conclude. È quello di Andrea e del suo compagno. È sguardo che impara a distinguere la vera casa, la giusta collocazione nella vita, il fondamento su cui radicare il proprio esistere. È sguardo di scelta. Di uomo maturo che non ha paura di far innescare dentro sé il tempo del discernimento che per Andrea si identificherà con la sequela del Cristo. È sguardo che ha compreso il segreto della felicità: da quel momento Andrea correrà per la via della santità. L’evangelista Giovanni prosegue il suo racconto precisando che uno dei due che avevano udite le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro (Gv 1,40). A me piace augurare che l’altro discepolo di cui non si fa nome abbia il nome di ciascuno di noi ancora oggi alla ricerca della giusta collazione, del segreto della felicità. Come Andrea, anche noi possiamo incamminarci dietro al Cristo”.