Ieri mattina, in una giornata di scirocco “africano” con il caldo del sole dell’estate del Sud, che toglie il respiro, se n’è andato don Vincenzo Ruggio.
La morte è una legge eterna del Giudice imparziale e don Vincenzo, da fedelissimo “servo della sofferenza”, l’ha sicuramente accettata con la gioia di chi è vissuto per tornare nella Casa del Padre per ricongiungersi con la sua adorata mamma e per rivivere la serenità dell’incontro con San Pio da Pietrelcina.
Don Vincenzo Ruggio, nato a Squinzano il 22 febbraio 1934, è stato ordinato sacerdote il 26 luglio 1959 e il suo primo incarico fu quello di essere “prefetto di disciplina” del seminario vescovile di Lecce.
Risale a quel tempo la mia frequentazione con don Vincenzo, quand’ero studente di terza media in seminario. Non ci siamo mai più persi di vista. A Squinzano lo ricordo, già negli anni '60, viceparroco di don Nicola Leone nella parrocchia Maria Regina, poi nel 2000 parroco di Casalabate e parroco del “difficile” quartiere Madonna di Fatima; il suo ultimo incarico è stato quello di cappellano delle Suore Oblate Benedettine di Santa Scolastica di Squinzano.
In questo momento vengono in mente tante piccole-grandi briciole di memoria e gli ultimi incontri, quando don Ruggio viveva ormai l’autunno della sua vita con il suo fisico piegato in due, lo rivedevi e ti inchinavi di fronte al magistero di un prete che non è cambiato mai. Ho ricordato il sacerdote che ha vissuto sempre sul serio la sua vocazione fin dal 1959, così come tutti i giovani preti appena consacrati, ma don Vincenzo è rimasto sempre così pronto a dedicarsi con l’impegno di sempre alla sua missione di “operaio nella vigna del Signore”.
La sua vocazione si è rinforzata con l’incontro con Padre Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo ed è rimasto folgorato dalla conoscenza con don Pierino Galeone, il fondatore della Famiglia spirituale dei Servi della Sofferenza, un’istituzione nata sul modello del santo dalle stimmate. Don Vincenzo Ruggio è entrato a far parte dei Servi della Sofferenza ed ha fondato e diretto un’attiva e significativa comunità di Squinzano.
Non è stato mai un prete alla ribalta, ma non è neanche un prete che si può ricondurre semplicemente al cliché del sacerdote conservatore e tutto chiesa e preghiera.
Ha creato tante occasioni di dialogo con tutti i fedeli che gli sono stati affidati nell’esercizio degli incarichi ricevuti e delle mansioni svolte nella diocesi di Lecce. Un dialogo che per don Vincenzo iniziava dal cuore e che indicava il cammino sulla terra dei fratelli, dai quali devi imparare ad abbeverarti della Parola di Dio. Così con il suo magistero ha impresso una svolta alla Chiesa locale ed ha sempre rilanciato gli insegnamenti del Concilio Vaticano II. Ha saputo indicare con decisione la declinazione del Vangelo che è sufficiente a contrastare ogni forma di relativismo e di indifferenza.
Don Vincenzo Ruggio ha lasciato un’eredità di affetti, segnati chiaramente dalla sensibilità verso tutte le vicende umane e verso un’attenta osservazione su tutto ciò che accade. La sua memoria appartiene già alla piccola-grande storia della comunità di Squinzano e della diocesi di Lecce, che rimpiange un prete forte e felice in modo nuovo e inaspettato; un sacerdote che ha saputo dare un senso alla sua missione di dedizione costante e continua. Anche se spesso è apparso un prete “contromano” nelle continue ricorse all’apparire più che all’essere.
Il suo insegnamento più grande per tutti noi è stato quello di affrontare la vita nel rispetto della moralità cristiana e civile e di rispondere sempre all’unica autorità a cui bisogna rendere conto, il Padreterno che parla silenziosamente alle nostre coscienze.
Oggi, alle 17, nel rispetto delle misure anti-contagio, essendo fuori sede l'arcivescovo Michele Seccia, sarà mons. Cristoforo Palmieri, vescovo emerito di Rreshen in Albania, a presiedere la concelebrazione eucaristica con il rito delle esequie nella chiesa parrocchiale di Maria Regina.