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Domenica scorsa, la comunità di Torchiarolo ha aperto il mese dedicato dalla Chiesa all'ecumenismo e al dialogo interreligioso, vivendo la celebrazione della messa in rito bizantino presieduta da Papas Nik Pace.

 

 

Il parroco della comunità di rito bizantino “San Nicola di Mira” in Lecce era coadiuvato dall'amministratore parrocchiale don Antonio De Nanni, dal diacono Achille Giglio e dal lettore e cantore di rito bizantino Massimo Vergari.
La celebrazione ha riportato il paese alle sue origini primordiali, quando la terra salentina fu evangelizzata nei primi secoli dopo Cristo. La terra torchiarolese, ancora oggi, custodisce i segni delle sue antichissime origini greco-bizantine, i quali emergono visibilmente nel paesaggio e nelle tradizioni locali. Basta volgere lo sguardo all'eremo di Santa Elisabetta, immerso nel silenzio di una natura che sembra narrarci storie di secoli passati, o alla cappella della Madonna di Galeano, un luogo di grande devozione popolare che racconta la storia di una comunità fondata nella fede.
Qui, nella sagrestia, si possono osservare chiaramente gli spazi un tempo dedicati alla celebrazione delle liturgie bizantine, un segno tangibile di un legame spirituale che ha attraversato i secoli e che continua a parlare alle nuove generazioni.
Impossibile non menzionare l’ormai scomparsa chiesa di Santo Stefano, situata nell’omonima contrada, un tempo fondazione dei monaci calogeri dell’Abbazia di Cerrate. La cappella faceva parte di un più ampio feudo che includeva l’antica città messapica di Valesio e il primo nucleo dell'attuale Torchiarolo.
Tuttavia, il legame più forte e tangibile con la nostra eredità bizantina si trova nell'iconografia della compatrona, Maria SS.ma di Galeano. Questa sacra immagine riprende in modo straordinario le linee e i tratti delle iconografie bizantine della Theotokos, Madonna di Costantinopoli e Madre di Dio, continuando a mantenere viva una tradizione che affonda le radici nei secoli più lontani.
Le origini di Maria SS. di Galeano si fanno risalire proprio ai monaci basiliani, che giunsero in queste terre portando con sé il patrimonio spirituale e culturale del mondo greco. Si narra che, durante le persecuzioni iconoclaste, i monaci nascosero il quadro della Madonna nelle campagne torchiarolesi, per preservarlo dalla furia iconoclasta che stava colpendo le sacre immagini. Questo gesto di protezione non solo salvaguardò l'icona, ma sancì anche un legame indissolubile tra la comunità di Torchiarolo e la Vergine Maria.
Nel corso della celebrazione, Papas Nik ha sottolineato l'importanza della Solennità dell'Epifania, una delle ricorrenza principali nel calendario liturgico bizantino, celebrata il 6 gennaio in comunione con la Chiesa universale, rappresenta la manifestazione divina di Gesù Cristo al mondo. In questa data, si commemorano principalmente tre eventi fondamentali del percorso salvifico, la nascita di Cristo, il battesimo di Gesù nel fiume Giordano e la sua rivelazione ai Magi come "Luce delle nazioni".
Nella tradizione bizantina, l'Epifania è anche conosciuta come la "Piccola Pasqua", poiché, come la Pasqua, celebra il mistero della rivelazione e della salvezza. L'Epifania è quindi una importante occasione per riflettere sulla "teofania", la manifestazione di Dio agli uomini.
L'incontro con il rito bizantino ha permesso a tutti i numerosi partecipanti che hanno gremito la chiesa parrocchiale di immergersi nella ricchezza della liturgia, un'opportunità irripetibile di apprezzare l'importanza dell'ecumenismo e del dialogo tra le diverse tradizioni cristiane.

 

 

 

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