0
0
0
s2sdefault

 “Mi rallegra pensare che si potrà dedicare l’anno precedente l’evento giubilare, il 2024, a una grande ‘sinfonia’ di preghiera. Anzitutto per recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo”.

 

 

Con queste parole indirizzate a mons. Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione e, in quanto tale, responsabile dell’organizzazione del Giubileo 2025, Papa Francesco ha anticipato l’inaugurazione dell’Anno della preghiera, che sarebbe avvenuta nell’Angelus del 21 gennaio 2024, Domenica della Parola di Dio.

Tra gli strumenti messi a disposizione delle chiese locali per riscoprire il valore della preghiera nell’anno vigiliare del Giubileo, risaltano le 38 Catechesi sulla Preghiera, che lo stesso Papa Francesco ha esposto dal 6 maggio 2020 al 16 giugno 2021. Leggerle all’interno della comunità cristiana è stato come aprire un percorso spirituale alla riscoperta della preghiera, una piccola scuola di preghiera sotto l’autorevole guida del Papa.

PREGARE LEGGI e LEGGI.

La preghiera è la prima espressione della fede: un grido rivolto a Dio, che nasce dal profondo del cuore. C’è un episodio, raccontato nel Vangelo di Marco, che ci aiuta a comprendere meglio che cosa è la preghiera: La guarigione di Bartimeo (Mc 10). Se la fede è fiducia di essere riscattati da una condizione penosa, di essere salvati da Gesù, la preghiera è il grido di questa fede.

Il grido della preghiera nasce dal nostro stato di precarietà, dalla nostra sete di Dio. Nel cuore dell’uomo c’è una voce che invoca. Tutti abbiamo questa voce, una voce che esce spontanea, una voce che s’interroga sul senso del nostro cammino quaggiù: Gesù, abbi pietà di me!. Queste parole sono scolpite nell’intero creato: tutto invoca e supplica perché il mistero della misericordia trovi il suo compimento definitivo.

Se la preghiera è lo slancio con cui un uomo si protende verso Dio, perché avverte la nostalgia dell’incontro con Lui, la preghiera cristiana nasce invece dalla Rivelazione di Dio. Dio non è rimasto nascosto, si è rivelato: è entrato in relazione con noi, ci ha offerto la sua amicizia. Al termine del Prologo del Vangelo di Giovanni, si legge: Dio nessuno lo ha mai visto. L’Unigenito amato, che è nel seno del Padre, ce lo ha rivelato (Gv 1). Gesù ci ha raccontato chi è Dio, non solo con le sue parole, ma con tutta la sua vita.

La prima caratteristica della preghiera cristiana è che possiamo rivolgerci a Dio come a un Papà: non con timore, con atteggiamento servile, come i sudditi si rivolgono al lo signore, ma come figli. Nei suoi discorsi di addio, Gesù dice ai discepoli: Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone. Ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi (Gv 15).

Gesù ci ha detto tutto ciò che ha ascoltato dal Padre, ci ha dato tutto ciò che ha ricevuto dal Padre: non c’è niente che Dio abbia tenuto per sé, non ci sono segreti, non ci sono gelosie.

Nel Padre nostro, Gesù ci insegna a fare a Dio una serie di domande: ci incoraggia a chiedergli tutto ciò di cui abbiamo bisogno. A Dio possiamo chiedere tutto, spiegare tutto, raccontare tutto.

Anche quando ci sentiamo in difetto, possiamo aver fiducia che Egli continua a volerci bene. Gesù lo ha annunciato nell’Ultima Cena, quando ha istituito l’Eucaristia e ha lavato i piedi di coloro che stavano per tradirlo, rinnegarlo, abbandonarlo.

Dio è alla porta del nostro cuore e aspetta che gli apriamo: la pazienza di Dio è quella di un papà e di una mamma che ci vuol bene. A volte bussa, ma non è invadente: ci aspetta e ci accompagna. (continua)

 

 

Forum Famiglie Puglia