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Prima che una forma di preghiera, la contemplazione è una dimensione della vita umana, un modo di essere, che sgorga dal cuore: possiamo contemplare il cielo stellato, il sole che sorge, il canto degli uccelli, un’opera d’arte, quel capolavoro che è il volto umano. LEGGI

 

 

Come atto di fede e di amore, la preghiera qualifica la dimensione contemplativa della nostra vita, perché purifica il cuore, rischiara lo sguardo e, così, permette di cogliere la realtà da un altro punto di vista. Secondo il Curato d’Ars, la contemplazione è lo sguardo di fede fissato su Gesù: Io lo guardo ed Egli mi guarda.  La Luce dello sguardo di Gesù illumina gli occhi del nostro cuore e ci permette di vedere tutto nella luce della sua verità e della sua compassione verso tutti gli uomini.

Nella contemplazione non servono molte parole: basta lo sguardo, basta essere convinti che la nostra vita è circondata da un amore grande e fedele da cui nulla ci potrà mai separare.

Gesù è stato un maestro di questo sguardo. Dopo l’annuncio della Passione, Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, li conduce su un alto monte e fu trasfigurato davanti a loro: regala loro la sua luce divina proprio nel momento più difficile della loro esperienza con  Lui. Nella trasfigurazione, la luce dell’amore del Padre riempie il cuore del Figlio e trasfigura tutta la sua persona.

Nel passato, alcuni maestri di spiritualità hanno inteso la contemplazione in contrasto con l’azione. In realtà, nel Vangelo, non c’è contrapposizione tra contemplazione e azione. Nel Vangelo c’è la chiamata a seguire Gesù sulla via dell’amore. Contemplare è frutto dell’amare e, viceversa, amare è frutto del contemplare. Ciò che nasce dalla preghiera, ciò che viene purificato dall’umiltà, anche se è un atto d’amore nascosto e silenzioso, è un piccolo miracolo: il più grande regalo che un cristiano possa fare alla chiesa.

 

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