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È passato un altro Natale, ma non mancano motivi di preoccupazione nel mondo: l’emergenza sanitaria da Covid-19 che in molti Paesi europei torna ad aggravarsi, la povertà che avanza, l’ambiente sempre più minacciato dall’inquinamento, la camorra che in una terra come quella campana fa sentire il suo giogo pesante.

 

 

 

Un Natale che in Europa si voleva cancellare almeno a livello comunicativo, anche se poi il documento è stato ritirato. “Proprio di fronte a tante difficoltà la Chiesa ha pregato e continua a pregare: ‘Vieni, Signore Gesù’”, afferma don Maurizio Patriciello, parroco a Caivano.

“Pensiamo al Natale che hanno vissuto i nostri avi nella prima o nella seconda guerra mondiale, oppure a quello durante l’epidemia della Spagnola, pensiamo al Natale che si vive sempre, non solo ora nell’emergenza, negli ospedali, ai bambini malati di cancro o leucemia, al Natale delle persone povere, dei nostri stessi nonni quando dovevano strappare la vita alla terra, pregando il Signore perché non ci fosse la grandine per non perdere il raccolto. Non vivremo mai un Natale senza problemi, finché ci sarà l’uomo sulla terra ci saranno i problemi - osserva il sacerdote, che aggiunge -: Nel tempo tutto cambia e cambiano i problemi, la loro percezione e il modo di affrontarli. Quello che non cambia mai è il cuore dell’uomo sempre bisognoso di amare e di essere amato, che batte nel petto di tutti, credenti, non credenti e diversamente credenti. Oggi viviamo questo momento difficilissimo, ma Natale significa sempre che Dio si è fatto uomo e ha assunto tutta la nostra condizione umana, compresi problemi, angosce, ansie, desiderio di giustizia”.

Don Maurizio evidenzia: “Gesù è la luce, la verità, la vita, l’amore, la gioia, la forza per combattere questi problemi. Quando il giovane va a chiedere a Gesù qual è il comandamento più importante, Gesù gli dice: ama. Sant’Agostino dirà: ‘Ama e fa quello che vuoi’, perché se ami non fai male, non sparli delle persone, non sei invidioso, non sei geloso, vuoi il bene della persona amata”. Innanzitutto, “ama Dio, questo aspetto viene ogni tanto bistrattato o semplicemente passa in secondo ordine. Ama Dio e poi ama il tuo prossimo. Sull’amore a Dio qualche volta possiamo anche ingannarci perché Dio non si vede e gli altri non possono sapere quello che portiamo nel cuore. L’amore ai fratelli, invece, è la prova del nove. Potremmo dire così: fammi vedere come ami il fratello e io ti dirò se veramente credi in Dio. Qui si sprigiona tutta la nostra fantasia, la nostra fede, perché ritorniamo al Vangelo e ci accorgiamo che la messe è molta ma gli operai sono stati, sono e saranno sempre pochi, perché i bisogni sono veramente tanti. A me piace vedere così il Natale”.

Il parroco ricorda: “L’8 dicembre abbiamo celebrato al Parco Verde la messa per le vittime innocenti della camorra, c’erano i familiari, una decina di sindaci, il commissario, i rappresentanti della prefettura e della questura, il vescovo Angelo Spinillo. A tutti ho voluto regalare un Bambinello. È Dio che viene in mezzo a noi”. Dopo Natale si celebra la festa dei Santi Innocenti e don Maurizio invita a fare “un passo avanti”: “Questo Bambino, che chiede protezione, affetto, un vestito, porta nel cuore di ognuno di noi i bambini che si stanno ammassando alle frontiere; i bambini che muoiono in mare sotto i nostri occhi, quelli che magari sono discriminati perché hanno un genitore in carcere, ancora i ragazzi che hanno compiuto scelte sbagliate nella vita ma che a un certo punto si pentono e vorrebbero cambiare vita, ma la società non è pronta a lanciare loro un salvagente. Il Bambinello nudo ci apre lo sguardo a 360 gradi sulla nostra parrocchia, sulla nostra Regione, sull’Italia, sul mondo intero”.

Il Natale, secondo don Patriciello, “ancora una volta si presta a diverse letture. Pensiamo al sasso gettato in uno stagno che forma dei cerchi concentrici, da quello più stretto per allargarsi fino ad arrivare alla periferia dove non si vedono più. Così possiamo leggere il Natale. Innanzitutto, per coloro che hanno accolto Gesù, per i credenti, per me prete, per la Chiesa, per chi in quel bambino di nome Gesù vede il volto di Dio, Natale genera meraviglia, stupore, preghiera, desiderio di condivisione e di conversione. C’è, poi, il Natale per coloro che hanno ricevuto il battesimo, sono tanti milioni in Europa, ma lungo la strada hanno smarrito questo dono grande, non lo hanno coltivato. E, quindi, c’è il Natale dell’arte, delle luci, della bellezza di ritrovarsi in famiglia, del desiderio di portare un poco di gioia dove non c’è, la solidarietà verso gli ultimi, i barboni. Poi ci sono coloro che non credono, a cui il Natale non dice niente e Giuseppe, Maria e il Bambino sono solo una famiglia molto povera”.

“Per quel che mi riguarda - aggiunge il parroco - il Natale illumina la mia vita, le mie azioni di tutti i giorni, la mia parola, la mia predicazione, il mio essere, il mio quartiere, porta un po’ di gioia e di speranza”. Poi l’invito: “Dobbiamo essere capaci di prendere il comandamento dell’amore di Gesù e, partendo dal Natale, essere capaci di tradurlo nel modo migliore per stare accanto agli altri.

In questi giorni tanti vengono in chiesa a chiedere da mangiare, tante persone vengono a chiedere i sacramenti o a pregare e io devo aiutarli a contemplare questo mistero”. Don Maurizio avverte: “Natale bene o male coinvolge anche i lontani. C’è chi viene in chiesa per chiedere e chi per dare. Talvolta questo gesto viene criticato perché inteso come una volontà di lavarsi la coscienza, ma io non ho paura di niente, il Signore si serve di tutto. In questi giorni una persona mi ha chiesto se poteva portare un piumone nuovo, ho detto di sì già pensando ai senza dimora che ne avrebbero beneficiato alla Stazione di Napoli, ma anche alla gioia di lui che lo donava e faceva una cosa bella. E le cose belle sono come le ciliegie, una tira l’altra. Perché allora impedire questo clima che si crea intorno al Natale? C’è poi l’atmosfera spirituale: Dio parla ai nostri cuori, un Dio che non ha paura di nascere in una stalla, di morire su una croce, di stare con i condannati a morte”. Don Patriciello conclude: “Il giorno in cui capiremo fino in fondo quanto questo Dio è innamorato dell’uomo inizieremo a convertirci per davvero”.

 

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