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Non avremmo mai pensato che ‘l’ospedale da campo’ di Papa Francesco e il ‘paradigma tecnico-scientifico’ della post-modernità potessero incontrarsi per dare nuovi frutti.

 

 

 

L’anno che si apre pone un’attenzione del tutto particolare nell’uso della tecnologia e ci fa cogliere come la pandemia ci stia restituendo una condizione di vita nuova che fa appello alla guarigione. Il ruolo della Chiesa è quello di toccare le ferite e di essere un “ospedale da campo dopo una battaglia” ma tenendo in mente la profondità dell’umano anche nell’era digitale.

La relazionalità umana e la socialità hanno mostrato di poter godere di forme di resilienza e capacità di cura grazie alla digitalizzazione della connessione ma anche ad una certa surrogazione digitale dei rapporti interpersonali e sociali. Per quanto sia potente e duttile, la digitalizzazione non è un surrogato della relazionalità umana anche se molto simile. Il limite della “relazione digitale” appartiene al mezzo e non alla persona.

Potenziare la capacità di avere, per esempio, la situazione clinica sott’occhio o anche aiutare il paziente nel facilitare l’acquisto di un prodotto non deve chiudere gli occhi al fatto che la digitalizzazione delle relazioni - anche mediche - non è uniforme, ma segue e accentua molte volte anche le disuguaglianze sociali. Basti pensare che la relazione con strumenti digitali è stata maggiore per coloro che appartengono a classi sociali più avvantaggiate. La sanità è oggi e sarà domani il campo di battaglia nel quale la tecnologia permette di ristabilire livelli alti di tutela di cura e di disponibilità di risorse umane e finanziarie.

Di fronte alla crisi di interi settori produttivi che, si apprestano a vivere un'altra invernata con difficoltà notevoli, un uso attento della tecnologia permette di ristabilire livelli alti di produzione di bene e servizi, anche estendendosi a quella gratuità che oggi chiamiamo cura nei confronti dell’altro e promuovendo una governance capace di tutelarci. Sebbene non sia possibile pensare e realizzare la tecnologia senza delle forme di razionalità, come il paradigma tecnico-scientifico ci ricorda, potremmo dire che senza l’ospedale da campo, indicato da Papa Francesco all’inizio del suo pontificato, porterebbe cadere in un’autoreferenzialità che non curerebbe nulla e ci chiuderebbe in un solipsismo decadente.

L’innovazione tecnologica sarà il centro di un progetto politico ed etico tenendo in considerazione il fatto tecnologico come un approfondimento di valori e di applicazione dell’insieme delle categorie del pensiero in una prospettiva di prossimità capace di toccare davvero le ferite e curare il prossimo.

 

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