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Si terrà a Firenze, dal 24 al 27 febbraio 2022, il convegno della Conferenza episcopale italiana dal tema: “Mediterraneo frontiera di pace” (CLICCA QUI).

 

 

 

L’evento segue quello che si è già tenuto a Bari nel febbraio del 2020. La scelta di Firenze, come sede del suddetto convegno, non è casuale, ma densa di significato; quest’ultima, infatti, ha sempre svolto un ruolo importante per quanto riguarda il tema della pace, del mediterraneo e dell’ecumenismo. Nel suo comunicato, inoltre, la Conferenza episcopale italiana ci ha ricordato che Firenze è la città di Giorgio La Pira, evidenziando in tal modo l’ispirazione del convegno al pensiero e alla testimonianza di colui che, a cavallo degli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, è stato il sindaco di questa città.

La seconda guerra mondiale si chiude con lo sgancio di due bombe atomiche in Giappone, un evento sconvolgente, che, tra i tanti personaggi dell’epoca, segnò in particolar modo il pensiero e l’azione politica di Giorgio La Pira. Gli inizi degli anni ’50 sono caratterizzati da una drastica corsa agli armamenti e alcuni Stati, come la Russia, annunciano di essere in possesso di bombe di gran lunga più potenti rispetto a quelle sganciate dagli Stati Uniti: veniva inaugurata l’era del nucleare. Giorgio La Pira è inorridito dall’idea che quanto accaduto a Hiroshima e Nagasaki possa nuovamente ripetersi.

Il nome di ogni città è al femminile. Esse rappresentano l’utero dal quale ognuno di noi è venuto al mondo, trasmettendoci l’eredità dei padri attraverso il loro corredo di opere d’arte, tradizioni e cultura. Essendo, poi, le istituzioni più vicine alla persona umana, le città hanno anche il dono di indicarci quanto compreso e vissuto dal discernimento di chi ci ha preceduto. La Pira è convinto che la loro costruzione non è casuale, la composizione non è fortuita, in quanto sono determinate così come noi le contempliamo da un istinto universale, che si concretizza nello spazio e nel tempo. Gerusalemme, Atene e Roma, sono il modello da cui hanno preso vita le altre città e la loro perfetta sintesi si concretizza in Firenze. In qualunque parte del Mediterraneo, così come in tutta Europa e nel mondo occidentale, ogni città è stata edificata su questi modelli. La città esprime pienamente l’anelito di ogni persona, che è quello dell’armonia e della pace. Gli Stati, invece, perseguono sentieri diversi, che non incarnano il pensiero della gente che abita nelle loro città.

In La Pira, l’idea della pace costituisce la finalità da realizzare nella città di Firenze, per poi contagiare tutte le altre. Animato da una tale prospettiva, egli avvia delle iniziative importanti, come il “Convegno dei sindaci di tutte le città del mondo” e i “Colloqui di pace del Mediterraneo”, prodigandosi per il dialogo ecumenico tra le tre grandi religioni monoteistiche, che ha come fine primario non l’unione religiosa, ma quella ideologica e politica. Tra il 1952 e il 1956, promuove, in piena guerra fredda, il primo “Convegno internazionale per la pace e la civiltà cristiana”, onde favorire il dialogo tra le tre grandi religioni monoteiste che hanno in Abramo un’unica radice comune: ebrei, musulmani e cristiani. Nel 1955, prende il via l’iniziativa degli incontri dei sindaci delle città del mondo, i quali, proprio in quell’anno siglano, nel Palazzo Vecchio di Firenze, un patto di amicizia da cui sono nati i gemellaggi tra le varie città.

Giorgio La Pira nasce il 9 gennaio del 1904 a Pozzallo (Rg), un piccolo paese che si affaccia sul Mediterraneo. Nella collocazione del suo paese natio, posizionato sul mare chiamato dai romani con l’appellativo di “mare nostrum”, si manifesta uno degli aspetti essenziali del suo pensiero: considerare il Mediterraneo non come un mare di divisione o distinzione dei popoli che si affacciano su di esso, ma come un mare d’unione, d’interdipendenza e di mondialità, proprio come l’evangelico lago di Tiberiade. Nel 1959, invitato in Russia, parla dinanzi al Soviet supremo sul disarmo e in favore della pace. In quell’occasione, nel suo discorso, affronta il tema della libertà religiosa. Il modo in cui La Pira si accosta alle problematiche della città non è di tipo descrittivo, basato sull’uso esclusivo del metodo positivista o della sociologia. Per lui, tutto ciò che è oggetto dell’osservazione deve essere indirizzato verso un fine che è il raggiungimento dell’armonia e della pace. Solo da questo processo si potrà realizzare un cammino di unione tra le città, per poi conseguire, come effetto più prossimo, l’unione degli Stati. Tale condizione, dunque, si realizza tramite la città, che costituisce l’istituzione più vicina ai bisogni della persona umana, in quanto capace di rispondere al meglio alle sue esigenze.

La scelta della Conferenza episcopale italiana di celebrare in Firenze un tale convegno ci porta a ricordare l’importanza e la concretezza della riflessione lapiriana sul tema delle migrazioni nel mediterraneo, sulla questione della libertà religiosa, facendoci, infine, riflettere sulla attuale gravità della situazione determinatasi in Ucraina tra la Russia e i Paesi della Nato.

 

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