Sarà il maestro leccese Marco Epicochi, titolare de ‘La cartapesta leccese’ in Piazza Duomo, a rendere concreta e visibile la relazione che terrà la direttrice del Museo della cartapesta leccese, Caterina Ragusa a Cento, in provincia di Ferrara, nell’ambito delle manifestazioni del Carnevale, riconosciuto ufficialmente anche come Carnevale d’Europa.
L’incontro è previsto domani, sabato 9 marzo, alle 18 in Piazza del Guercino sul palco del carnevale. La Ragusa farà un intervento sull’antica arte leccese della cartapesta durante il quale Epicochi svolgerà una dimostrazione della lavorazione tradizionale che egli continua ad adottare e a tramandare alle future generazioni di maestri cartapestai.
Marco Epicochi è nato a Lecce 45 anni fa, si è diplomato presso l'istituto d'arte sezione scultura e opera attivamente dal 1999 nella sua bottega situata nel cuore di Lecce. Fin da piccolo apprende i primi rudimenti dell’arte semplice dal nonno che realizzava i pupi in terracotta. Fa ragazzo durante frequenta numerose botteghe artigianali, laboratori di scultura della pietra e botteghe della cartapesta e dell'argilla, apprendendo dai diversi maestri molte tecniche e maestrie. Oggi il suo stile è origina e inconfondibile ma comunque ben radicato nella tradizione leccese.
“La lavorazione e la tradizione della cartapesta qui nel Salento – spiega il maestro alla vigilia della partenza per l’Emilia Romagna, fiero e orgoglioso di questa chiamata in uno dei Carnevali più antichi e famosi d’Italia e d’Europa, secondo soltanto a quello di Viareggio - ha origini già nel 1600 circa. Un materiale povero come la carta si presta a soluzioni plastiche che consentono di dare fiato a quella creatività artistica che solo poche altre materie prime sanno offrire”.
“La dimostrazione che terrò domani a Cento - ha concluso il maestro -, grazie anche al coinvolgimento di Caterina Ragusa, ha anche un valore simbolico. Esportare la nostra arte in altre terre è una forma di marketing territoriale che probabilmente più di ogni altra consente al Salento di farsi apprezzare anche per un’arte spesso considerata di secondo livello ma che invece porta con sé una forte carica identitaria, matrice fondamentale di ogni ispirazione culturale”.