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Stasera 9 novembre, alle 18,30, presso la sala-conferenze dell’associazione culturale “Laica” (a Lecce in via Cesare Abba, 46) al “maestro” Carlo Carlà, in quanto eccellenza nel mondo della bicicletta, sarà conferito un premio alla carriera da parte del movimento culturale “Valori e Rinnovamento”.

 

 

 

Sarà l’occasione per conoscere più profondamente la personalità e i contributi che l’amabile conterraneo ha suggerito alle principali industrie del settore ciclistico per migliorare i prodotti commercializzati, guardando un video realizzato da Bruna Caroli ed Ennio Rella. Sarà l’occasione per comprendere una frase pronunciata dal Carlà come sintesi del suo operato: la bici è una specie di prolungamento del corpo di una persona, che accoglie i suoi stati d’animo e le sue sensazioni che passano attraverso i pedali, il manubrio e… persino la sella.

In gergo tecnico si definisce telaista e giusto gli amanti delle due ruote conoscono sia il termine sia il significato e pure il ruolo professionale di tale figura che è riduttivo definire artigiano perché lo svolge entro i confini di una branca dal carattere ingegneristico. Nel caso della persona o, meglio, del “maestro” di cui si scriverà dopo, essa riguarda l’antropometria ossia la misurazione del corpo umano applicata, in questo caso, alla costruzione del pezzo fondamentale della bicicletta, il telaio, appunto. A questo, per concatenazione meccanica e pure logica, è correlato il tipo di manubrio, di pedali, di sella nonché il tipo e il numero di marce. Un compito da non poco.

Teoricamente sembra facile accordare tutti i pezzi, qui citati sinteticamente, al fine di assemblare una bicicletta, specialmente a chi (come la gran parte di noi) è abituato a vedere quanto e come la robottizzazione sia ormai in grado di agevolare il processo produttivo industriale, purtroppo mettendo sempre più spesso in un cono d’ombra il lavoro dell’operaio, anche all’interno della stessa fabbrica.

Non è il caso di Carlo Carlà, classe 1930, e delle sue mani che sanno costruire biciclette su misura - ecco la capacità di conoscere e applicare l’antropometria - come fossero quelle di un sarto che cuciono sul corpo del cliente un abito, quindi, non di serie. Non soltanto. Questo particolare abito, benché meccanico e di fibra metallica, incredibilmente, è in grado di contenere un’anima! Sì, proprio così. Sia di chi lo va a trovare appositamente per la fama della sua straordinaria maestria internazionale sia della sua che riesce a infondere nella bicicletta che crea. Che, quindi, non è una qualsiasi. Del resto, quando un gesto o un sentimento parte dal cuore o, se volete, dall’anima, arriva al cuore e all’anima di tutti.

Chi scrive lo ha visto al lavoro nella sua officina, situata a Monteroni in Via San Fili 100, impegnato a controllare l’efficienza delle marce di una bicicletta professionale: pizzicava il filo d’acciaio come se dovesse aumentare o diminuire la tonalità di una nota musicale finché il suono non diventava armonico. Sembrava un arpista!

Se, come racconta il caro amico Carlo (nelle foto con l’arcivescovo Seccia durante la Visita Pastorale a Monteroni), la sua esperienza professionale ufficialmente è cominciata all’età di 18 anni e lui è ancora cercato perché con le sue 94 primavere è tuttora attivo, vuole dire che da oltre settanta anni padroneggia la meccanica, l’antropometria ed altre diavolerie, con assoluta competenza. Peculiarità applicata non soltanto alle due ruote. Perché parliamo di un homo faber che si è cimentato, con successo, a costruire orologi originali ed altri oggetti che, tra l’altro, già qualche decina di anni fa contenevano in sé un principio di rispetto dell’impatto ambientale ovvero il valore del riciclaggio.

Se passate da Monteroni andate a trovarlo. È una miniera di notizie e di curiosità. E di sana, autentica saggezza.

 

 

 

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