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Se il “motore” del veicolo a ruote, ossia il cavallo o il mulo, aveva bisogno di una revisione, si ricorreva all’intervento de lu ferracavaddhri o ferraciucci, il maniscalco, che lo eseguiva nella propria bottega.

Ciò avveniva solitamente all’alba per favorire sia la bestia sia il contadino che aveva bisogno di questa per le moltissime operazioni dei campi come l’aratura e l’erpicatura o il trasporto dei prodotti raccolti e degli ingombranti arnesi di lavoro.

Prima di ogni operazione il maniscalco ripuliva lo zoccolo del quadrupede e, successivamente, applicava la staffa adoperando chiodi che lui stesso forgiava; finché si trattava delle zampe anteriori, l’applicazione si svolgeva senza alcun problema, ma per quelle posteriori, dovendosi posizionare dietro il deretano della bestia, l’artigiano stava attento a non essere investito dai suoi eventuali calci ed a schivare in tempo le feci.

La bottega era riconoscibile per gli anelli infissi nel muro, indispensabili per legare gli animali, per la forgia a carbone lasciata davanti alla porta, per i ferri di cavallo appesi esternamente. In proposito si ricorda che questi, inchiodati sull’uscio di botteghe e abitazioni, preferibilmente con le punte in alto, assumerebbero funzione di talismano con proprietà apotropaiche.

Per approfondimenti:

  1. Barletta, Ci tene arte tene parte, Grifo, Lecce 2011

 

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