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Chi ha letto la recente riflessione sui regali di Natale pubblicata il 13 dicembre scorso (CLICCA QUI) ha osservato che tra una parola e l’altra mancava quella cosiddetta “chiave” o ritenuta fondamentale.

 

 

Non avendomela segnalata, dovevo scoprirla da me, come se dovessi risolvere una sorta di rebus: operazione alquanto difficile per non praticare più simili passatempi. Dopo averci pensato un bel poco, ecco il guizzo di luce. La parola mancante è pietas.

Questa volta non l’ho tratta dal libro di Nicola Gardini Le 10 parole latine, fonte di ispirazione; non l’ho ascoltata durante le trasmissioni televisive da me normalmente seguite, né l’ho letta sui giornali. O l’hanno pronunciata così raramente che faccio fatica a ricordarla. O è stata oscurata dalla notizia delle notizie di questo momento: entro quale ora si può consumare l’aperitivo nelle diverse zone rosse, arancioni e gialle.

Il bisillabo latino pietas significa devozione, dovere. In origine non ha avuto un significato religioso anche se si ritiene germogliato sul terreno del sacro; piuttosto indicava il senso del dovere ai valori religiosi e civili o, meglio, verso (pietas verga) gli dei, i parenti, la patria. In letteratura Enea, mitico eroe troiano, ha raffigurato l’esempio per eccellenza di colui che ha posseduto il più alto senso di pietas, inteso come doveroso e rispettoso affetto perché, fuggendo da Troia in fiamme, a costo di gravi pericoli portò in salvo il vecchio padre Anchise, il figlioletto Ascanio, la moglie Creusa e le statuette dei Penati. Una sintesi perfetta dei valori citati.

Oggigiorno la devozione verso quelli è sensibilmente ridotta e, spiace dirlo, preoccupa la sua larghissima assenza sia tra i giovani, che rappresentano il futuro, sia tra gli adulti, che sono la parte attiva della popolazione nonché genitori dei citati giovani.

Per i linguisti l’espressione “doveroso affetto” è un ossimoro; preferiscono sostituire il vocabolo pietas con compassione che traduce la commiserazione di chiunque per la sofferenza altrui. Entriamo così nella sfera dei sentimenti che, se non si sono trasmessi in tempo debito come principio educativo al fine di essere recepiti e metabolizzati per ritrovarli dentro di noi, non possiamo sentirli improvvisamente. Di più. Quando al vocabolo non è stato dato il giusto significato, esso è usato fuori dal suo contesto e, per esempio, lo si adopera vedendo l’idolo del calcio giocare “da fare pietà”, consumando la pietanza preferita, ma cucinata “da fare pietà”, vedendo un’amica che mostra un bell’abito, ma lo indossa “da fare pietà”. Non tutti poi sanno che pietanza ha il significato proprio di pietà oltre a quello di cibo che si dava ai frati in certe ricorrenze.

Un vocabolo derivato da pietas è pio: devoto o mansueto se si pensa al pio bove di G. Carducci. Altri se ne potrebbero aggiungere come rispetto, gratitudine, riconoscenza, riguardo, attenzione, cura. Qualcuno di questi si è smarrito nel corso del tempo, altri sono stati distrutti e altri ridicolizzati. La distanza fra il significato di pietas che davano i Romani (scrupolosa osservanza degli obblighi sostanziali e formali verso coloro ai quali si doveva riconoscenza e gratitudine) rispetto a quella contemporanea è abissale. Il rapporto dell’uomo con la divinità, la patria e la famiglia è sostanzialmente cambiato.

Di là dall’imminente Natale che dura ventiquattro ore - nonostante la lunga preparazione - e bisogna aspettare un anno perché ritorni, penso che si hanno sufficienti elementi per fare risuscitare in noi lo smarrito sentimento della pietas, magari aderendo e assecondando uno dei suoi sinonimi. E se non è contemplato, coniamolo per l’occasione. Le sollecitazioni non mancano. Basta guardarsi attorno per prendere atto che esistono attorno a noi vecchie povertà e nuove sofferenze. Già avere un comportamento di responsabilità e di solidarietà verso gli altri equivale a tenere alto il livello di civiltà e a non farci precipitare nella barbarie. Ottimi moventi di sopravvivenza e di divulgazione agli altri. Doveroso proselitismo da parte di chi è più privilegiato.

 

Forum Famiglie Puglia