A questo punto dell’anno, prima delle fatidiche “ferie estive”, si fanno i bilanci in ogni settore della vita lavorativa. E anche nella scuola, con la conclusione degli esami di maturità, si fanno i bilanci dell’anno scolastico appena concluso.
Da qualche anno, a sottolineare i bilanci, per così dire, arrivano puntuali i dati che l’Invalsi (Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema Scolastico Italiano) pubblica sui livelli di apprendimento degli alunni dei vari ordini e gradi scolastici.
E, altrettanto puntualmente, occorre amaramente dire, i risultati fanno mettere le mani nei capelli! I dati di quest’anno sottolineano una diffusa “ignoranza” trasversale dei nostri alunni, dalla conoscenza dell’italiano alla matematica, passando per le lingue straniere, con livelli appena soddisfacenti nella scuola primaria.
E, tuttavia, drammaticamente, sottolineano il forte divario che permane tra le scuole del nord e quelle del sud. Con forte svantaggio di queste ultime.La cosa che si può rilevare è che, gli studenti che, in alta percentuale, non sono preparati in Italiano, non lo sono neppure nelle lingue straniere; come a dire che se uno non conosce la lingua madre, non può conoscere nemmeno quella di altri Paesi.
Non si può continuare a nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, di fronte a questi fallimenti del sistema scolastico italiano. Siccome è ampiamente provato che la qualità dell’istruzione dipende, in larga parte, dalla qualità dei docenti, non si può più rinviare il discorso sulla formazione iniziale e in servizio di questi ultimi.
Apprezzabile risulta lo sforzo che l’Università italiana sta mettendo in campo in questo ambito e vale la pena sottolineare che nell’Università del Salento giungeranno alla laurea, nel giugno 2020, gli studenti della prima coorte di Scienze della Formazione Primaria, dopo ben cinque anni di corso.
È sperabile che siano più attenti, più impegnati e più professionalmente pronti ad affrontare le sfide della “società della conoscenza”.