Da quando, alla fine di gennaio, Sant’Oronzo ha momentaneamente smesso di fare lo stilita ed è andato a soggiornare nell’androne di Palazzo Carafa, ha preso il via un significativo dibattito sulle operazioni di restauro ed il futuro della statua ma forse ancor di più su ciò che essa rappresenta per il nostro territorio. Nelle ultime settimane ha partecipato alla discussione anche la voce della dott.ssa Sabrina Zuccalá, amministratore delegato dell’azienda 4ward360, che ha proposto l’utilizzo delle nanotecnologie nei lavori volti al recupero del simulacro del patrono.
Dott.ssa Zuccalá, che cosa vi ha spinto ad interessarvi alla statua di Sant’Oronzo?
Si è trattato di una scelta che mi ha coinvolta personalmente, soprattutto dal punto di vista umano. Un ramo della mia famiglia è infatti originario di Sannicola. Il Salento fa dunque parte della mia vita, è nel mio Dna. Ho sempre amato questa terra e amandola non posso che riconoscere il grande valore del patrimonio storico-culturale che essa custodisce. La settecentesca statua del patrono è da considerare una perla di tale tesoro, in primo luogo per ciò che rappresenta. Non si tratta soltanto di un monumento dedicato ad un santo protettore - cosa che già è sufficiente a conferirgli una notevolissima importanza - ma di un autentico emblema della leccesità. Per questo motivo è doveroso garantire al simulacro un pieno recupero ed una conservazione ottimale. Non tanto per godere della bellezza di questa statua nel presente ma piuttosto per consegnarla al futuro, per affidarla a quelle nuove generazioni di salentini che noi certo non conosceremo ma che continueranno a vivere, come quelli che li hanno preceduti, sotto lo sguardo del santo. Credo che tali sentimenti non possano che essere condivisi dall’intera città.
In che cosa consiste il vostro progetto?
È necessario chiarire subito che il nostro lavoro non verte sul restauro in senso stretto bensì sulla conservazione. Il nostro obiettivo è allora quello di rendere un restauro duraturo. In un certo senso, di fermare, per quanto possibile, lo scorrere del tempo. In quest’ottica, l’impiego di materiali nanotecnologici e delle nanotecnologie in generale ha offerto dei risultati eccellenti per quel che riguarda tanto la tutela e la protezione in sé di opere artistiche quanto la prevenzione di determinati rischi cui monumenti e beni culturali vanno inevitabilmente incontro. Perciò siamo convinti che un intervento di questo tipo possa assicurare al nostro Sant’Oronzo, una volta che i lavori di recupero si saranno conclusi, un’idonea conservazione. Ovviamente sappiamo quanto l’attuale stato del simulacro sia delicato. Decenni di pressoché totale abbandono su una statua del XVIII sec. si fanno sentire ed hanno avuto il loro peso nel determinare le ben poco floride condizioni che abbiamo oggi sotto gli occhi. Tuttavia è possibile intervenire e svolgere un proficuo lavoro per il bene della statua.
Come vi orienterete ora?
Da parte nostra c’è la massima disponibilità all’incontro e al dialogo con tutte le parti in causa, con le istituzioni, la Soprintendenza, l’Università, la ditta Colaci Emilio Impianti e Restauri, che si sta prendendo cura della statua in questi mesi. Siamo certi che sarà possibile creare una collaborazione positiva ed entrare in profonda sintonia perché abbiamo tutti il medesimo obiettivo, restituire alla città ed alla sua bellissima piazza principale uno dei suoi monumenti più rappresentativi.