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“Facciamo l’elogio degli uomini illustri, dei nostri padri nelle loro generazioni”. Con queste parole del Siracide la Chiesa di Lecce rende onore ai suoi santi patroni nella liturgia del 26 Agosto.

Eppure stendere quell’elogio non è faccenda semplice. Sebbene infatti il nome di Oronzo sia sceso nelle profondità dell’anima del popolo pugliese, la “questione oronziana” è ancora ben lungi dall’essere conclusa. Ovviamente non si nutre alcuna pretesa di risolverla su queste pagine. Tuttavia, nella ricorrenza del 1950° anniversario del martirio di quello che viene ritenuto il primo vescovo salentino, portalecce avverte il bisogno di mettersi sulle tracce di sant’Oronzo, per offrire ai suoi lettori un affascinante viaggio nell’enigma che ruota intorno alla figura del nostro protettore.

L’itinerario che oggi inizia percorrerà le contrade della regione alla ricerca dei luoghi in cui il culto e la devozione al santo sono più vivi e radicati: dai centri della provincia leccese come Botrugno, Caprarica, Maglie, Muro o Campi Salentina, sino a Turi, in piena Terra di Bari, per spingersi infine a Manfredonia, Ostuni e Potenza, saranno raccontati eventi, si ascolterà la voce degli storici locali, sarà narrata la presenza della figura di Oronzo che, almeno stando alla religiosità popolare, può essere considerata a buon diritto come una colonna della fede cristiana nella nostra terra.

Non solo. Ma saranno presentate le fonti, si rifletterà sugli studi già compiuti, verranno discusse le ipotesi formulate nel corso del tempo in merito a quella tradizione che ha sempre ravvisato in Oronzo un patrizio leccese vissuto addirittura in epoca apostolica, ordinato protovescovo della città da san Paolo e finito martire nelle persecuzioni neroniane con alcuni compagni. Certo, l’agiografia è materia complessa, scivolosa, poiché essa si interseca perennemente con molti altri ambiti come la storia ecclesiastica, l’iconografia o l’antropologia.

Se però resta valido quanto insegnava Ovidio e cioè che “il lavoro di chi rievoca la storia della patria è sacro” (pius est patriae referre labor) si può star certi che anche il nostro impegno sarà benedetto perché il trattare di sant’Oronzo implica la narrazione della memoria collettiva del nostro popolo, significa insomma amore grande e sincero per il nostro territorio e la nostra identità cristiana. Anzi di più: vuol dire riscoprire quei legami spirituali che ci uniscono al santo e che fanno di lui il nostro patriarca, il nostro primo padre nella fede, uno di famiglia.

Quanti ricordano l’immagine del santo appesa nella casa dei nonni davanti alla quale non mancavano mai i fiori freschi o si teneva accesa una candela? Quella luce, che in fondo riproduceva la lampada che arde in Duomo, non ha mai smesso di interrogare i molti che sul martire avrebbero devotamente scritto o con acribia disputato: dal patriota massone Salvatore Morelli allo storico Pietro Palumbo, da mons. Francesco Lanzoni a don Guglielmo Paladini, sino a giungere, in tempi più recenti, a Nicola Vacca, a Raffaele de Simone, a Luigi Protopapa. Una scia che portalecce si propone di seguire.

 

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