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Sono ormai trascorsi ottanta giorni dall’inizio del conflitto sul territorio ucraino, a seguito dell'invasione delle forze russe.

 

 

 

Fin dal primo momento, ed era il 24 febbraio, la diocesi di Chisinau si è impegnata nell’accoglienza ed assistenza dei rifugiati ucraini, infatti, il vescovo Anton Cosa ha chiesto l’impegno di tutti gli organismi sociali, oltre alle parrocchie ed alle religiose.

“Ho scritto a tutti - ha ricordato il Vescovo - chiedendo impegno e disponibilità, che ho trovato, infatti sono grato per la disponibilità manifestata, oltre alla generosità di molti”.

Caritas Moldova, Fondazione Regina Pacis, Fides, Casa della Provvidenza, Optima fide, Salesiani e così anche le parrocchie hanno avviato progetti di vario genere pur di dare accoglienza ed assistenza. Sono stati organizzati i centri di accoglienza, avviata la distribuzione di beni di prima necessità, assistenza sanitaria e psicologica, presenza nei luoghi di frontiera. Non è mancato anche il sostegno economico alle famiglie ed alle donne in stato di gravidanza.

Molto è stato realizzato ed ancora viene realizzato grazie agli interventi di organismi internazionali, soprattutto provenienti dal mondo cattolico, che hanno donato le somme necessarie per operare, oltre a beni di prima necessità.

“Sono trascorsi ottanta giorni - ha detto ancora mons. Cosa - ed abbiamo dinanzi un futuro incerto, ma dobbiamo continuare, almeno fino a quando avremo forza e risorse”.

Un aspetto importante che il vescovo ha voluto che venisse curato con attenzione e grande carità nell'accoglienza è quello del “rispetto della vita”. Infatti, una particolare attenzione è stata data al sostegno delle donne in stato di gravidanza o che abbiano visto la nascita della propria creatura nel tempo dell’esilio.

“La carità del vescovo per i rifugiati”, è questo il programma che la diocesi di Chisinau sta portando avanti per il sostegno all'accoglienza ed assistenza dei rifugiati.

 

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