Come dare spazio alla credibilità in un’epoca di diffidenza? Su questo asse si è sviluppato il convegno dell’Ufficio catechistico nazionale (Ucn) “Catechista testimone credibile” rivolto ai direttori degli uffici catechistici diocesani e svolto a Roma dal 30 giugno al 2 luglio scorsi, dopo l’interruzione causata dalla pandemia.
“Un’esperienza di fraternità, comunione e condivisione”, come la descrive don Stefano Spedicato che vi ha partecipato come direttore dell’Ufficio diocesano di Lecce.
“É stata questa l’occasione per condividere le esperienze diverse che si stanno attuando su tutto il territorio nazionale. Certamente non si potrà proporre un unicum per tutte le diocesi, dovendo tenere conto delle tante diversità geografiche, sociologiche ed ecclesiologiche, ma l’esserci confrontati e aver condiviso le diversità ci ha reso molto più positivi e propositivi: le dinamiche che si vivono nella nostra chiesa particolare di Lecce si riverberano anche in tutte le altre chiese”.
Dopo l’accoglienza e la presentazione dei direttori nominati negli ultimi quattro anni, è stato presentato l’organigramma e la struttura che, iniziando dai 226 direttori diocesani, di cui più della metà presenti, e attraversando il coordinamento regionale, per noi pugliesi don Francesco Nigro, arriva a livello nazionale perché siano ascoltate e coordinate le diverse voci del territorio.
Ripartendo dal documento ‘Incontriamo Gesù’, nelle sessioni di lavoro è stato sottolineato come la finalità di ogni comunità cristiana sia l’annuncio del Vangelo. L’obiettivo dell’annuncio e della catechesi è la conversione, la formazione e l’assunzione del pensiero di Cristo: “Pensare secondo Cristo e pensare Cristo attraverso tutte le cose”, dice San Massimo il Confessore (Incontriamo Gesù, 11).
Ecco che l’Ufficio catechistico diocesano, senza essere un fine, è uno strumento, luogo di sintesi e di progetti che sappia mettere insieme le persone che operano nell’annuncio del Vangelo, al servizio della fede (Cfr. Incontriamo Gesù, 88).
Le strade indicate per il prossimo anno catechistico sono quelle del catecumenato e dell’apostolato biblico: ambiti che tanto spazio hanno avuto in questo primo anno di ascolto nel cammino sinodale e che nella forza della narrazione riscoprono l’annuncio con la sua fantasia nella destinazione dei luoghi, tempi e codici, vedendo nella parrocchia un luogo privilegiato di costruzione delle relazioni.
Inizialmente l’approccio teologico di don Giovanni Cesare Pagazzi, docente dell’Istituto teologico Giovanni Paolo II in Roma, ha inteso mettere a fuoco l’immagine di Dio che meglio emerge dalla Rivelazione: un Dio che educa il suo popolo e i suoi profeti all’esperienza dell’assenza, intesa non come abbandono da parte di Dio rispetto ai suoi figli, ma come spazio di libertà nel quale sono chiamate in causa la dignità e grandezza dell’uomo che si mette in ricerca.
Uno sguardo alla storia concreta nell’uomo, successivamente, è stato analizzato dal sociologo Ferdinando Pagnoncelli il quale ha provato a tradurre, con l’ausilio delle scienze umane, l’anelito di Lumen Gentium 1. Quanto è accaduto in questo tempo di covid disegna un’epoca caratterizzata dalla diffidenza; ma è possibile dare messaggi di credibilità, soprattutto nei testimoni della fede, mettendo in luce, più che gli aspetti negativi, quelli positivi della nostra società.
Quali allora i dati salienti e le caratteristiche del testimone? Per la pedagogista Alessandra Augelli, docente presso l’Università cattolica del Sacro Cuore, si tratta dell’uomo in cammino, il viator che non ha paura di tornare alle domande di senso sulla propria identità. C’è una ricerca da compiere, dunque, come criterio dell’agire: ricerca di sé e con sé, dell’altro e con l’altro, della realtà e nella realtà, di Dio e con Dio. In questo il catechista è colui che sa lasciare andare e vedere a distanza, saper dare per lasciare essere.
Diventa, di conseguenza, fondamentale uno sguardo di verifica ecclesiale sull’operato catechetico degli ultimi anni. S. E. mons. Luciano Paoluci Bedini vescovo di Gubbio ha fatto emergere come ci sia una fondamentale non attenzione ai documenti, che già da sé indicano la strada; come sia necessario, pertanto, ripartire dalla formazione e dallo studio del primo annuncio con un’attenzione particolare agli adulti e in modo particolare alle famiglie. Per avere buoni evangelizzatori, quindi, occorrono discernimento, formazione e il mandato della Chiesa. Impegno e fatica non scoraggino ma servano per ripartire e riprogrammare.
La cornice dell’introduzione e del bilancio finale del convegno ad opera di mons. Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale, hanno delineato infine la figura del testimone credibile della Parola, il quale sa fare e farsi le domande giuste in questo tempo della storia. È il tempo della creatività, sentiamo spesso dire. Invece questo è il tempo della immaginazione perché la creatività pensa, l’immaginazione vede.
Il convegno nazionale di quest’anno, ha concluso don Dionisio Candido responsabile del settore apostolato biblico dell’Ucn, è solo il primo passo di un percorso che ha focalizzato l’attenzione sulla figura dell’evangelizzatore, di colui che annuncia, del catechista. Il prossimo anno l’attenzione sarà posta su coloro che sono i destinatari dell’annuncio.
“Pensando e progettando insieme è possibile sognare e immaginare una stagione nuova per la evangelizzazione”, conclude don Stefano, “ed anche questo cammino si inserisce nel percorso sinodale”.