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In occasione del 70° anniversario di ordinazione sacerdotale del card. Salvatore De Giorgi che si celebra domani 28 giugno, Portalecce pubblica alcuni contributi per ravvivare la memoria e per invitare la comunità diocesana alla preghiera per don Salvatore. Apre don Leonardo Giannone, parroco di Vernole, città natale dell’arcivescovo emerito di Palermo.

 

 

 

Quando, nell’estate del 1975, ho incontrato per la prima volta il card. De Giorgi, egli era vescovo di Oria da un paio d’anni e perciò non ho ricordi di lui come sacerdote. Tutto ciò che riguarda la sua vocazione e il suo ministero sacerdotale l’ho appreso nel tempo, grazie ai racconti che egli stesso ne ha fatto in occasione dei suoi anniversari e in molte altre circostanze.

Mi ha sempre sorpreso la puntuale memoria dei fatti che hanno segnato la sua vita di fede, segno della sua viva attenzione a tutto ciò che il Signore andava operando nella sua vita fin da bambino: dalla prima comunione alla cresima, dall’ingresso nel seminario di Lecce a quello nel seminario di Molfetta, dal rito della tonsura agli ordini minori e a quelli maggiori.

Da quando sono parroco di Vernole, ho il grande privilegio di incontrare personalmente il cardinale più spesso rispetto a prima e di raccogliere dalla sua viva voce confidenze e racconti della sua prima adolescenza: gli insegnamenti della sua prima catechista, le sue prime esperienze ecclesiali nei gruppi parrocchiali di Azione cattolica, le amabili conversazioni con i sacerdoti vernolesi.

La sua vocazione sacerdotale è nata in famiglia, è sbocciata in parrocchia, è cresciuta nel seminario minore e si è consolidata nel seminario di Molfetta sotto la splendida guida del compianto rettore di allora, mons. Corrado Ursi, poi arcivescovo di Napoli e cardinale.

Molto commovente è il racconto, che “don Salvatore” ha fatto in una Lettera pastorale, della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta eccezionalmente nella chiesa parrocchiale di Vernole: “Ero anzitutto preso da stupore per il dono grande e assolutamente immeritato che Gesù, l’unico ed eterno sacerdote, mi concedeva, rendendomi partecipe del suo sacerdozio… avvertivo nella fede la trasformazione spirituale che avveniva in me nella configurazione di tutto il mio essere a Gesù capo-servo, pastore e sposo della Chiesa”.

Dopo i primi cinque anni di ministero sacerdotale trascorsi al fianco del vescovo Francesco Minerva come suo segretario particolare, è stato nominato parroco di Santa Maria delle Grazie in Santa Rosa in Lecce, un agglomerato di case popolari, senza chiesa. Così il 12 ottobre 1958 poté cominciare il suo ministero di parroco in quella periferia leccese che, in poco tempo, vide sorgere una ampia chiesa parrocchiale e le strutture funzionali alla catechesi, all’oratorio e alle altre associazioni. In parrocchia ha vissuto la fase preparatoria del Concilio Vaticano II e i quattro periodi della sua celebrazione, attingendo ai nuovi documenti conciliari per il suo continuo aggiornamento teologico-pastorale.

Catechesi e liturgia hanno costruito nel tempo quello spirito di famiglia che ha caratterizzato la comunità parrocchiale di S. Rosa come famiglia di Dio, animata dalla carità. Il suo fecondissimo ministero sacerdotale nella parrocchia di Santa Rosa è stato coronato dal dono di tre sacerdoti: don Vito De Grisantis, poi vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, don Gino Sergio e don Pantaleo Mastrolia ed è culminato nella nomina a vescovo ausiliare di Oria avvenuta il 4 novembre 1973, all’età di soli 43 anni.

Un tratto caratteristico della sua poliedrica personalità è sicuramente il radicamento nella sua comunità di origine, conservato nel tempo e testimoniato dalla sua costante presenza nei giorni della festa patronale, dall’afflato della sua carità pastorale con cui abbraccia ogni volta tutti e ciascuno dei suoi concittadini, dalla quotidiana preghiera per la comunità che lo ha generato alla fede.

 

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