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Si è tenuta ieri sera presso l’ex Convitto Palmieri di Lecce l'incontro promosso da Fondazione Casa della Carità, con il patrocinio di Consorzio Sale della Terra, Migrantes, Polo BiblioMuseale di Lecce, Portalecce e arcidiocesi di Lecce, dal titolo: "Dio è con i migranti. Dalla sconfitta di Cutro alla lotta per i diritti".

 

 

Durante la serata, apertasi con un dibattito moderato da Alessandro Valenti, regista e presidente dell’Accademia della Carità, la proiezione del documentario “Cutro, Calabria, Italia” di Mimmo Calopresti, con la partecipazione del regista e sceneggiatore calabrese.

Il dibattitto che ha visto protagonisti: Pablo Enrico Allegro, avvocato Fondazione Casa della Carità, Claudio Stefanazzi, parlamentare, Loredana Capone, presidente del Consiglio regionale della Puglia, Leonardo Palmisano sociologo e scrittore e Giulio Ricotti, coordinatore del Sistema accoglienza integrazione della rete Sale della Terra; ha toccato temi dalla grande urgenza e attualità, come l’attribuzione del diritto allo ius scholae che concede il riconoscimento della cittadinanza italiana alle cosiddette “seconde generazioni”, ovvero ai ragazzi figli di immigrati nati o cresciuti in Italia, al completamento di un ciclo di studi.

Al termine del momento di confronto, la proiezione del documentario (GUARDA IL TRAILER) che ha raccolto le testimonianze dei primi soccorritori, dei pescatori, dei giornalisti e dei parenti dei naufraghi della notte del 26 febbraio 2023 e che, partendo dalla biografia e dalla narrazione delle storie di vita dei protagonisti del tragico naufragio di Cutro, ha saputo portare alla luce l'importanza di temi di grande impatto sociale e politico.

“Per me era un dovere farlo - ha commentato Caloprestri - andare lì sul posto, vedere cosa era successo, vedere quelle immagini terribili con i resti del caicco che aveva trasportato 200 persone sbattute sulla spiaggia, con famiglie intere, con bambini sbattuti su quella spiaggia, e così improvvisamente ho visto anche molte persone che sono arrivate lì per dare una mano”.

“Nonostante la narrazione controversa sull’immigrazione nel nostro Paese - ha continuato il regista -, al contrario, in questo caso c’è stato qualcosa che ha funzionato: le persone hanno cominciato ad andare su quella spiaggia a dare una mano, a darsi da fare per aiutare i sopravvissuti. Su quel caicco quella notte c’erano iraniani, siriani, palestinesi, tutti popoli coinvolti nella terribile guerra che avviene attualmente in quella zona del mondo e che scappano per la mancanza di libertà, dalla privazione del futuro, occorre combattere il deficit di umanità che ci porta sempre a guardare con sospetto chi arriva”.

Parafrasando Papa Francesco, che ha ricordato che i migranti hanno bisogno di Dio, ma di Dio che c’è in noi, Calopresti ha concluso con una riflessione sull’importanza di ritornare alla cura dell’essere umano: “un film ha la possibilità di raccontare delle storie e le storie delle persone ci insegnano moltissimo. Quel barcone ci racconta molto del bisogno che c’è oggi di umanità. Occorre dare una mano, dare una risposta precisa come soluzione: chi ha bisogno di aiuto va aiutato”.

 

 

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