Una significativa partecipazione ha animato ieri la Cattedrale in occasione della celebrazione di ringraziamento a conclusione dell’anno pastorale dell’Apostolato della preghiera.
«Non poesia, ma preghiera, invocazione, esame di coscienza – continua il presule - che aiutino a convertirsi e a chiedersi “cosa manca a me?”», affinché l’esercizio del primo venerdì del mese diventi scuola di amore, di spiritualità e di riconciliazione.
«Non una patente per accedere al Paradiso», sottolinea sorridendo mons. Seccia, ma l’occasione per lasciarsi plasmare dall’azione dello Spirito Santo invocando: «accoglici come siamo, ma rendici come vuoi Tu», senza mai dimenticare che la salvezza viene sempre da Dio.
La preghiera è anche fare, perdonare l’altro, e accogliere nello stesso tempo il perdono dell’altro, superando liti, diatribe, divisioni, come Gesù ci ha insegnato: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male». È qui il senso della preghiera e del messaggio cristiano, non un facile buonismo, ma la responsabile scelta d’amore, riconoscendo i propri limiti e la grandezza della misericordia di Dio.
L’arcivescovo ha posto l’attenzione su di una parola chiave ‘riparazione’, che non è solo un invito a riparare le offese fatto al Signore, ma è anzitutto l’invito ad accogliere la ‘provocazione’ di scoprire tutta la bellezza della nostra fede, contemplando il cuore trafitto di Gesù.
Le conclusioni a don Giuseppe Spedicato, che attraverso la citazione di Papa Francesco, ricorda: «l’immagine dell’unità nella Chiesa non è la sfera, ma il poliedro, cioè ‘tante facce, tanti volti. Per tutto ciò un poliedro si costruisce con tempo e pazienza, accostando le facce, o se volete i ‘ volti’, tra di loro, in modo da aumentare al massimo i punti di contatto. Mi sembra un bellissimo programma di costruzione per il nostro Movimento».
Un articolato e strutturato discorso a sottolineare la necessità di un cammino fatto di speranza, pazienza e attenzione, proprio come quello della Vergine Maria nel Magnificat: prima preoccupazione lo sguardo rivolto alla fede e alla vita degli altri, la seconda comprendere come mettersi al servizio della Parola.
Un’attenzione e un appello ai giovani, per non ritrovarsi con parrocchie ‘bianche’. Come sostiene papa Francesco nella Lettera ai giovani: «abbiamo bisogno dei vecchi, ma anche che si lasci spazio alla guida di giovani, sfida per la Chiesa ma anche per la politica».
Ancora don Giuseppe rivolgendosi all’arcivescovo: «Il suo desiderio è quello di farsi vicino alle singole Comunità Parrocchiali per esortare tutti a continuare con rinnovato slancio il cammino di fede e soprattutto ad intraprendere percorsi di nuova evangelizzazione. Ha già visitato più volte tutte le Comunità Parrocchiali, sia per l’amministrazione delle S. Cresime sia per circostanze particolari, invitato dai Parroci e dalle loro Comunità. La Visita che qualche mese fa ha solennemente indetto sarà, spero, però l’occasione di un incontro più sistematico e metodico, per verificare insieme la vita delle comunità, le esigenze, le potenzialità, la situazione sociale ed economica, le scelte da attuare per un miglior uso delle strutture e delle risorse umane.
Affidiamo con fiducia, alla Madonna del Magnificat e al Sacratissimo Cuore di Gesù il nostro oggi e soprattutto il nostro domani fiduciosi nelle parole del salmo: “Attingerete acqua con gioia, alle sorgenti della salvezza”».
E presa la parola per la benedizione finale, monsignor Michele Seccia, rivolgendosi all’assemblea ha esclamato amorevolmente: «Avete sentito? Pregate per me. E per la diocesi!».