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La famiglia parrocchiale di San Giovanni Maria Vianney, proprio nella memoria liturgica del Santo Curato d’Ars, il 4 di agosto, suo titolare e patrono, vive un momento di dolore e di prova per la morte di don Benedetto Bisconti, padre fondatore della comunità e fratello di cammino di fede per diverse generazioni.

 

Personalmente conservo un grato ricordo di lui, quando giovane sacerdote, fui accolto per condividere una vacanza di riposo, che segnò l’inizio di una bella relazione fraterna. Tutti noi sacerdoti abbiamo ammirato l’impegno profuso da don Benedetto nella realizzazione di grandi progetti in diocesi e per le opere missionarie promosse in Rwanda.

Il nostro don Benedetto ha avuto il dono di una vita longeva, era entrato nei 90 anni e, per sua scelta, conduceva una vita semplice e austera, fatta di preghiera e di dedizione ai fedeli, in modo particolare attraverso le confessioni e la celebrazione quotidiana dell’eucaristia.

Tra le mani stringeva sempre una corona del rosario. Lascia nel cuore di molti tanti ricordi e una ricca eredità di testimonianza di fede, di carità e di insegnamenti per seguire la via buona del Vangelo. Non possiamo che rendere grazie al Signore per un così grande sacerdote e lo affidiamo al Misericordioso perché lo accolga in paradiso.

È stata casuale la sua morte nel giorno di San Giovanni Maria Vianney? Per la nostra comunità è un chiaro segno del legame e del dialogo quotidiano che c’era tra don Benedetto e il patrono dei sacerdoti. È stato proprio don Benedetto che ha voluto che la nostra chiesa fosse dedicata al Santo Curato d'Ars e, sicuramente è stato San Giovanni Maria Vianney che ha voluto chiamare con sé il nostro don Benedetto.

 

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