La visita di Giovanni Paolo II non ha rappresentato solo la pagina di una storia della città, anche perché mons. Cosmo Francesco non ha voluto tenacemente la presenza del Pontefice Santo a Lecce perché fosse solo un avvenimento straordinario, ma anche per tracciasse un percorso per il futuro della Chiesa locale, come di fatto è avvenuto.
La visita ha segnato un passaggio oltre il primo quinquennio della presenza dell’arcivescovo Ruppi a Lecce e sul messaggio della visita papale l’allora presule ha costruito i piani pastorali successivi ed anche lo sviluppo degli anni successivi della chiesa metropolitana salentina. Lo ha ripetuto chiaramente Giovanni Paolo II nella omelia alla celebrazione eucaristica allo stadio di Via del mare, parlando di una Chiesa “in cammino” e puntualizzando due aspetti che sarebbero stati determinanti per gli anni successivi: la celebrazione del Sinodo diocesano ed il fenomeno migratorio.
La preparazione alla visita di Papa Wojtyla a Lecce è stata quindi molto attenta e nella piena consapevolezza che l’incontro dell’allora Pontefice con il popolo del Salento avrebbe dovuto lasciare una traccia per il suo futuro. Allora non è possibile assolutamente considerare quell’evento occasionale, bensì un progetto sul quale l’arcidiocesi di Lecce ha costruito gli anni successivi dal punto di vista dell’impegno ecclesiale, pastorale e sociale.
Questo è quanto ha chiesto ai giovani il Papa nell’incontro all’interno del nuovo seminario, nell’occasione della sua inaugurazione, affermando:”Fissando i vostri volti, guardo con speranza al futuro di questa terra…”.
Una espressione profetica e un chiaro messaggio alla Chiesa di Lecce, chiamata a ripartire da quell’incontro con uno spirito nuovo, perché la Chiesa di Lecce, ha detto Giovanni Paolo II poche ore dopo il suo arrivo, intrattenendosi con la gente che lo acclamava di sera in piazza Duomo, è “la Chiesa che prega, che canta, che soffre, la Chiesa che sa andare avanti”.
Ed è quanto ricordò mons. Ruppi poche ore dopo la partenza del Papa dall'aeroporto di Galatina. Infatti, dopo aver ringraziato un po’ tutti e personalmente, come nel suo stile, ha rimesso le mani sulla sua vecchia macchina da scrivere per rivolgere subito un messaggio alla Chiesa di Lecce e dire chiaramente che bisognava ripartire subito sulle orme tracciate da Giovanni Paolo II “ed ormai bisogna solo andare avanti”.
È interessante rileggere quanto egli scrisse a distanza di un anno dalla visita:”I frutti della visita del Papa a Lecce sono sotto gli occhi di tutti… il cammino sinodale, l’aumento sensibile delle vocazioni sacerdotali e religiose, la sfida della carità… ma i frutti più significativi sono in quel rinnovamento interiore che ha stimolato in tanti di noi e nella conversione di fratelli e sorelle, che si sono riavvicinati alla Chiesa”.
Commemorare quei giorni (e dopo trent'anni) vuol dire fare una corretta analisi storica e con verità riconoscere che quel passaggio papale è ancor nel cuore di una comunità ecclesiale che cammina, sotto la guida dei pastori che si sono succeduti nel tempo e con la gratitudine inevitabile a mons. Ruppi, che ha creduto fermamente che quella visita sarebbe stata una grazia. La storia, e dopo tutti questi anni lo possiamo dire, gli ha dato ragione.