Paolo VI, prendendo atto delle mutate situazioni socioculturali, volle promuovere la riorganizzazione ecclesiastica delle comunità diocesane, con il chiaro scopo di incrementare la loro cooperazione, coordinando progetti pastorali comuni con armonici cammini sul territorio.
Tale disegno coinvolse pure la regione pastorale pugliese, formatasi giuridicamente nel 1976, qualche anno dopo la Regione Puglia, istituzione civile costituita nel 1970.
Così, il riordino degli ambiti territoriali diocesani coinvolse pure le sette Chiese sorelle del Salento.
Fu il presidente della Conferenza episcopale pugliese mons. Guglielmo Motolese, alla presenza degli arcivescovi di Brindisi, mons. Todisco, e Otranto, mons. Riezzo, e del vescovo di Gallipoli, mons. Quaremba, di Nardò, mons. Mennonna e di Ugento, mons. Mincuzzi, a pubblicare ufficialmente la notizia su mandato della Santa Sede, con la lettura del decreto di erezione e la presentazione della bolla della nuova Chiesa metropolitana di Lecce, comprendente le soppresse provincie ecclesiastiche di Otranto e Brindisi.
Già durante i lavori di preparazione del Concilio Vaticano II, alcuni presuli avevano indicato tra gli argomenti da affrontare la ristrutturazione delle circoscrizioni ecclesiastiche, allo scopo di promuovere una più aggiornata ed efficiente azione pastorale. Anche perché le situazioni generali, rispetto ai secoli precedenti, erano notevolmente mutate. La stessa Conferenza episcopale italiana promosse pure una serie di momenti di riflessione e confronto.
Fu, alla fine, Giovanni Paolo II a decidere di istituire il 30 aprile 1979 la nuova Metropolia di Foggia e il 20 ottobre 1980 quella di Lecce.
“La Chiesa è comunione… Lo Spirito unisce i credenti ben oltre i confini della diocesi, e il vescovo metropolita è il segno di questa tensione unitaria a raggio ultradiocesano: per arrivare infine, attraverso la collegialità episcopale, al centro supremo di unità, alla Chiesa di Roma, ‘immagine vivente e perenne dell’unità episcopale’”, commentò su L’Ora del Salento mons. Marcello Semeraro, spiegando i compiti di una Chiesa metropolitana.
“Lecce offre il modo di essere ugualmente convergenti per una pastorale d’insieme… Procedendo ‘viribus unitis’, sarà meno difficile per i responsabili collocarsi di fronte ad antichi e nuovi problemi”, spiegò, poi, il vicario generale mons. Ugo De Blasi e, a sua volta, lo storico Michele Paone ricordò che già il 26 novembre 1463 alcuni messaggeri avevano chiesto al nuovo re Ferdinando D’Aragona di elevare la sede di Lecce al titolo di “archiepiscopale”.
Da parte sua, il presule leccese mons. Francesco Minerva esortò la comunità diocesana a essere profondamente Chiesa, nella consapevolezza che il ruolo di sede metropolitana trova il pieno significato nella spiritualità, realizzata con i doni dello Spirito e protesa a testimoniare ancor più l’unità ecclesiale.
Nella consapevolezza di vivere tutti insieme la gioia della stessa fede nello Spirito che rende tutti i battezzati inseriti e uniti nella Comunità cristiana.
Per ricordare quel 20 ottobre 1980, stasera mons. Michele Seccia, quinto arcivescovo metropolita di Lecce, presiederà l’eucarestia in cattedrale.