La Giornata dei poveri quest’anno ci porta a riflettere su quanto l’emergenza per il Covid-19 abbia ampliato e aggravato le situazioni di povertà presenti in tutto il nostro Paese.
Già dal report di Caritas italiana, uscito a ottobre, è emerso chiaramente quanto la pandemia sia stata penalizzante per milioni di famiglie che hanno visto incredibilmente peggiorare le proprie condizioni di vita.
I dati relativi alla Caritas diocesana di Lecce, purtroppo confermano questa tendenza. Sono più di 3mila le famiglie che si sono rivolte a Caritas a seguito della diffusione dell’emergenza (il dato si riferisce sia ai centri d’ascolto Caritas sia all’Emporio Caritas di via Adua). Il numero si triplica se pensiamo che nella maggior parte dei casi siamo di fronte a famiglie con almeno tre componenti (nella maggior parte dei casi siamo in presenza di famiglie con minori) e che non tutti i centri d’ascolto hanno potuto rispondere alla rilevazione (pur dando un aiuto fondamentale a tutte le situazioni di disagio che si sono palesate).
Tra gli interventi che Caritas Lecce ha messo in atto ci sono l’ascolto, la distribuzione di pacchi viveri, il supporto psicologico, l’orientamento ai servizi e l’integrazione al reddito che si realizza attraverso il supporto nel pagamento di utenze e di canone di affitto. Tra tutti i servizi messi in atto quelli che certamente registrano una maggiore richiesta, da parte delle famiglie, sono la distribuzione di viveri e il servizio mensa, servizio che ha visto la distribuzione di almeno 20mila pasti (il dato comprende anche i pasti erogati dalla Casa della Carità).
In questi mesi nella diocesi Lecce il volto della povertà, purtroppo, è cambiato notevolmente. L’emergenza da Covid-19 ha generato una povertà ‘insospettabile’: la povertà delle famiglie in cui uno stipendio (o anche due), prima dell’emergenza, tutelavano dal processo di impoverimento. La riduzione degli stipendi e la cassa integrazione sono stati propulsori di condizioni di povertà inaspettata. Se poi pensiamo alle persone che fanno parte della zona d’ombra dell’economia italiana, come i lavoratori irregolari o precari, si può ben immaginare come siamo arrivati molto presto a vedere aumentare le fila delle persone ha bussano alle porte della Caritas.
Nelle attuali condizioni sociali ed economiche, oltre che il necessario supporto economico per le persone in difficoltà, sarebbe importante, come riportato anche nel report di Caritas italiana, attivare quel potenziale civico, presente in ogni comunità, utile anche a generare processi di capacitazione nelle fasce più vulnerabili della popolazione.