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La certificazione verde è necessaria per coloro che lavorano anche alle dipendenze di enti ecclesiastici, poiché impegnati in un rapporto che è alla stregua del lavoro privato. Non è richiesta, invece, ai fedeli che si recano in chiesa per pregare (LEGGI).

 

 

 

Lo spiega dettagliatamente una nota della Segreteria generale della Conferenza episcopale italiana (LEGGI IL TESTO INTEGRALE), fornendo alcune indicazioni in vigore dal 15 ottobre, cioè da quando diverranno obbligatorie alcune misure stringenti per rendere sicuro il lavoro pubblico e quello privato dal rischio di contagio da SarsCov2.

Il Green pass, ottenibile per mezzo di vaccinazioni o di tampone antigenico o di quello molecolare, sarà quindi richiesto anche a sagrestani, volontari e ad altro personale (lavoratori e/o volontari) incaricato di aver cura dei luoghi sacri e dei locali utilizzati per la pastorale ordinaria. La certificazione verde andrà richiesta anche chi frequenta tali luoghi per un lavoro occasionale o una consulenza.

Per ‘luogo di lavoro’, infatti, - sottolinea la nota della Cei - “si intende qualsiasi luogo in cui la prestazione viene svolta. Ragionevolmente si deve però trattare di un luogo in cui il lavoratore possa entrare in contatto con altri soggetti che, ugualmente, stanno svolgendo/svolgeranno un’attività di lavoro e, per tale motivo, sono anch’essi obbligati a possedere e mostrare la certificazione verde”.

“I datori di lavoro - prosegue la Segreteria generale della Conferenza episcopale italiana continuando a citare il decreto-legge 127 dello scorso 21 settembre - ‘sono tenuti a verificare il rispetto’ degli obblighi in capo ai lavoratori e, a tal fine, debbono definire ‘entro il 15 ottobre 2021, le modalità operative per l’organizzazione delle verifiche’. Sono tenuti, peraltro, a individuare ‘con atto formale i soggetti incaricati dell’accertamento e della contestazione delle violazioni degli obblighi’”.

“Stando al tenore della disposizione, si deve quindi ritenere che il datore di lavoro debba individuare con atto scritto uno o più soggetti a cui delegare materialmente l’attività di controllo (QUI UN FAC-SIMILE DI DELEGA)”.

“Ai fini della verifica - aggiunge la nota Cei - deve essere utilizzata l’applicazione denominata Verifica C19, che consente di appurare l’esistenza e validità del Green pass mediante lettura del QR Code. Non sono ammesse modalità alternative di controllo, quali ad esempio l’autocertificazione”.

La Cei invita, infine, alla vaccinazione quale “atto d’amore” chi è impegnato in attività pastorali “caratterizzate da un maggior rischio di contagio (ministri straordinari della comunione; coristi e cantori; ovvero attività di catechesi in gruppi; visite ai malati)”. In questo caso si tratta solo di un invito e non di obbligo che prevede l’esibizione del Green pass ma soltanto il ricorso al buon senso.

Un’ultima annotazione riguarda il punto h dell’elenco delle attività svolte al chiuso per le quali è prevista l’esibizione della certificazione verde: tra i servizi di ristorazione, probabilmente non casualmente, la nota cita anche quelli svolti in occasione di feste parrocchiali.

 

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