Il primo incontro a Roma il 18 e 19 marzo scorsi dei referenti diocesani del cammino sinodale di tutta Italia segna un inedito percorso per la Chiesa italiana.
Trecentodieci delegati rappresentativi di oltre 167 diocesi, fra le quali Lecce (rappresentata da don Damiano Madaro e la scrivente Giuseppina Capozzi), si sono confrontati alla presenza del segretario generale della Conferenza episcopale italiana mons. Stefano Russo e dei membri della Segreteria del Sinodo.
Per Papa Francesco occorre riscoprire il senso della Chiesa come comunità aperta e in dialogo, una Chiesa non più per tutti ma di tutti: questo il filo conduttore dell’evento che si è svolto a Roma e che ha consentito ai presenti, suddivisi in gruppi, di lavorare sulle sintesi da preparare prossimamente, relative ai contributi di ascolto delle diverse realtà territoriali, ecclesiali e non.
Questa prima fase narrativa, che si articolerà sino a maggio 2023, intende declinare un metodo di lavoro che sappia intercettare lo spirito del popolo di Dio del terzo millennio.
La vera novità di questo Sinodo, il primo che parte dall’ascolto del popolo, è infatti nella nuova metodologia di coinvolgimento dei diversi ministeri, e delle persone con caratteristiche differenti spesso lontane dalla vita della Chiesa.
Avviare il processo è già Sinodo! Si tratta ora di sperimentare, prima, e consolidare, poi, un rinnovato stile di cammino di una Chiesa che vuole raggiungere tutti, senza linee precostituite, ma aperta alle novità e sorprese che l’ascolto può riservare.
I lavori sviluppati nell’incontro romano hanno consentito ai partecipanti di esercitarsi a fare sintesi dei contributi che iniziano a giungere dai singoli territori, verificando la creatività di tante diocesi nel costruirsi un metodo e uno stile di ascolto di tutti aderente alle specificità locali.
Sono emerse criticità e punti di forza che iniziano a delineare l’inedita strada da seguire, con contorni certamente da definire ma che forniscono già alcune indicazioni sulla necessità di partire dalla vita e dalla esperienza diretta di ogni persona.
D’altra parte, come ha detto mons. Stefano Russo, cosa cercano gli uomini e le donne di sempre se non essere cercati, amati e ascoltati?
Le sintesi che ogni diocesi produrrà saranno consegnate entro fine aprile alla segreteria del Sinodo e alla segreteria della Cei. Da qui scaturirà il primo documento di analisi e studio, l’instrumentum laboris, che inizierà a fare emergere le linee future di una nuova pastorale.
Dopo la fase sapienziale degli anni 2023-2024 di lettura approfondita di quanto sarà emerso dalle consultazioni capillari nei diversi continenti, nel 2025 ci sarà la fase profetica, che culminerà in un evento assembleare nazionale nel cui “con-venire” verranno assunte alcune scelte evangeliche per la seconda metà del decennio, da consegnare a tutte le Chiese del mondo.
Essendo “il Cammino sinodale innanzitutto esperienza dello Spirito e nello Spirito”, ha chiarito il segretario generale della Cei, condurrà ad affinare l’esercizio del ‘prendersi cura’ che è la sfida più impegnativa per una Chiesa che sappia essere partner affidabile e credibile per il mondo di oggi.
*Referente diocesana Cammino sinodale