La possibilità di costruire un dialogo costruttivo tra Chiesa e Università sembra oggi una prospettiva meno lontana di quanto non lo sia stata in passato.
È questo, in sintesi, il risultato più rilevante che emerge dalla riflessione sui dati del questionario somministrato tra gennaio e marzo 2022 a tutte le componenti dell’Università del Salento.
Tale prima provvisoria conclusione è l’esito dell’incontro tenutosi lo scorso 12 aprile nella cappella universitaria dell’Istituto Buon Pastore e che ha visto la partecipazione di un numero ristretto, ma molto motivato, di docenti e personale amministrativo dell’Ateneo salentino. A tale incontro ha anche partecipato un genitore di un allievo frequentante l’università.
La discussione sui risultati emersi dall’indagine sottolinea, soprattutto, un dato di natura socio-culturale: il fatto, cioè, che, nell’attuale momento storico, il confronto tra le due istituzioni non si svolge più sul terreno dello scontro ideologico, che, soprattutto a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, trovava l’unico esito possibile nella reciproca delegittimazione delle rispettive posizioni e, spesso, delle rispettive identità.
La riflessione ha messo in evidenza come, nell’attuale scenario socio-culturale, le innegabili differenze tra le due istituzioni, piuttosto che generare situazioni di conflitto, sollecitino un atteggiamento di maggiore disponibilità, un “guardarsi con reciproco interesse”, il riconoscere nell’altro un interlocutore credibile e degno di attenzione.
A parere degli intervenuti, questo mutato clima culturale è dovuto al fatto che i cambiamenti intervenuti negli ultimi anni non soltanto nella Chiesa, ma anche nella società, hanno comportato da entrambe le parti (Chiesa e Università) la focalizzazione su valori che rappresentano una comune a sfera di interesse e di intervento: la solidarietà, la pace, il rispetto della persona, ecc, sicché ciascuna riconosce nell’altra una presenza che può arricchire, piuttosto che negare, le rispettive chiavi di lettura dell’esperienza.
In ogni caso, la riflessione ha anche messo in evidenza come questa maturata disponibilità, pur collocandosi sicuramente nella prospettiva dell’ascolto, non attinga ancora la dimensione del dialogo e della costruzione di una visione progettuale condivisa.
Altrettanto sicuramente, però, tale prospettiva risulta oggi decisamente più praticabile di quanto non lo sia stata in passato e rappresenta l’area di prossimalità che sollecita l’impegno di coloro che sono chiamati a operare nelle due istituzioni.