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La comunità di Merine attende con gioia e fermento la visita del suo pastore da domani 10 marzo fino a domenica 12 marzo. È l’attesa di chi aspetta non un ospite ma qualcuno che, in questi anni, ha conosciuto e i cui cammini si sono intrecciati.

 

 

 

Si attende il padre, il fratello, l’amico vescovo. Don Michele a Merine è di casa. Egli ha cadenzato, sin dal suo arrivo a Lecce, i passi della parrocchia, diventandone compagno di viaggio. Il primo incontro tra il vescovo e la comunità di Merine è avvenuto pochi giorni dopo il suo ingresso in diocesi (2 dicembre 2017). Nella solennità dell’Immacolata Concezione, infatti, l’8 dicembre di quell’anno, venne a officiare il rito del commiato nella liturgia esequiale di don Antonio Montinaro, che di Merine era stato parroco dal 1957 al 1991, presieduta dal card. Salvatore De Giorgi.

Da quel giorno tante sono state le occasioni che hanno fatto sì che il vescovo si trovasse a Merine, non solo nei momenti liturgici propri di una comunità parrocchiale come la celebrazione delle cresime o le feste patronali.

Scorrendo le foto che custodiscono i ricordi, alcune mostrano i momenti di fraternità in Oratorio, attorno alla mensa, dove il vescovo insieme ai sacerdoti più volte si sono ritrovati - ora per festeggiare il card. De Giorgi, come accaduto il 6 settembre del 2018 -, ora per condividere un momento fraterno insieme.

A Merine il vescovo si è recato anche per eventi diocesani che la comunità è stata ben lieta di accogliere: nel 2019 per la Giornata mondiale della gioventù vissuta a livello diocesano, a Merine, ci fu un emozionante collegamento con Panama e, ancora, nel 2020 si è svolto il corso di aggiornamento del clero.

Un incontro rimasto nel cuore della comunità è quello avvenuto il 13 aprile 2022 quando l’arcivescovo, insieme a mons. Nicola Macculi, direttore della Caritas diocesana, ha ascoltato il dramma delle donne e dei bambini fuggiti dall’Ucraina accolti a Merine dalla parrocchia e con i quali ha poi condiviso il pranzo.

Questo a sottolineare come davvero don Michele, a Merine, è di casa.

 

 

 

 C’è un evento che però lo lega e lo legherà per sempre: il 16 ottobre 2018, nel 40° anniversario dell’elezione di San Giovanni Paolo II a Sommo Pontefice, l’arcivescovo Seccia dedicava la nuova chiesa parrocchiale e ne consacrava l’altare.

Quando il compianto Luigi Giannone ha consegnato nelle mani del pastore le chiavi della nuova chiesa e avvicinandosi al portone lo ha spalancato, egli è entrato nella storia della frazione, storia piccola ma per merinesi tanto importante.

Ora c’è grande attesa per questo ritorno: la Visita Pastorale sarà certamente un momento di grazia e che, attraverso il pastore è Gesù stesso che passa.

La parrocchia si è preparata. In questi ultimi giorni la presenza dei convisitatori: l’incontro con don Damiano Madaro e con il diacono Giuseppe Tondi con il consiglio pastorale è stato un bel momento di ascolto e confronto; è stata molto stimolante la catechesi di don Vito Caputo sulla liturgia, mentre don Gigi Manca ha incontrato i sacerdoti, il parroco don Luca Nestola e Padre Alfredo Marchello che con lui collabora nella guida della comunità. Don Antonio Montinaro ha incontrato il parroco e l’economo per le questioni amministrative.

Scrive Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium: «Il Vescovo deve sempre favorire la comunione missionaria nella sua Chiesa diocesana perseguendo l’ideale delle prime comunità cristiane, nelle quali i credenti avevano un cuore solo e un’anima sola (cfr At 4,32). Perciò, a volte si porrà davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, altre volte starà semplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze dovrà camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indietro e – soprattutto – perché il gregge stesso possiede un suo olfatto per individuare nuove strade» (EG 31).

E allora venga Padre, ci mostri ancora la strada, venga ancora tra noi lei che ha “l’odore delle pecore” stando in mezzo a noi ci faccia risentire il profumo del Maestro, la nostalgia del suo volto, il richiamo della Sua voce e, se ci troverà col passo rallentato, si ponga dietro a noi come sentinella, vegli su di noi e risvegli la nostra fede. Venga Padre, Merine la sta aspettando.

 

 

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