La Visita Pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia, dopo Melendugno (LEGGI), da oggi e per tre giorni fa tappa a Strudà, a pochi chilometri da Lecce, nella vicaria di Vernole. (GUARDA)
Con il parroco (dal 2017), lo squinzanese don Mino Arnesano che, in collaborazione con il consiglio pastorale della parrocchia di Santa Maria ad Nives, ha predisposto il ricco e “faticoso” programma (LEGGI SOTTO), andiamo a scoprire la realtà sociale ed ecclesiale della più popolosa frazione di Vernole.
Quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in visita a Strudà?
Una realtà sociale e parrocchiale segnata certamente dalla pandemia, con una grande forza di riemergere dal forte individualismo verso una profonda socialità e comunione. La realtà sociale è bella perché fondata su dinamiche di amicizia e familiarità, solidarietà e condivisione; anche se si sente la mancanza di futuro per i giovani che devono abbandonare Strudà per le grandi città. La realtà parrocchiale è sostanzialmente di dimensione familiare: davvero la comunità è famiglia di famiglie, luogo d’incontro, di dialogo, di festa. Luogo di aggregazione e di comunione per i credenti praticanti ma anche per quelli un po' più lontani. Una fetta di popolazione che manca è la fascia degli universitari e dei giovani trentenni. Ora la comunità sociale e parrocchiale è fortemente unita e ben compaginata. È una realtà attenta all’altro e aperta sempre ad una concreta solidarietà.
Quali sono i punti di forza e le fragilità della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?
La comunità vive pienamente questi tre ambiti uniti tra loro. Una bella partecipazione alla liturgia soprattutto nei tempi forti e in preparazione alla festa della protettrice, una riscoperta dei sacramenti soprattutto del sacramento della penitenza dopo la bella esperienza della Missione popolare tenuta lo scorso anno da parte dei padri passionisti, l’adorazione eucaristica e la preghiera personale. La catechesi va bene nell’iniziazione cristiana ma deve ancora consolidarsi nella vita adulta: questa è una fragilità. La carità è silenziosa e partecipata da tutta la comunità, spesso è una carità fatta evangelicamente - non sappia la mano destra ciò che fa la sinistra -. Una carità di assistenza e di compagnia verso le persone sole.
Che cosa vi attendete dalla visita Pastorale e quali sono gli obiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?
Dalla visita Pastorale certamente ci attendiamo un ascolto sincero da parte del pastore, uno sguardo concreto sulla comunità, un incoraggiamento nel cammino che stiamo percorrendo soprattutto nel cammino del bello e del bene che ci stiamo sforzando di compiere, una conversione lì dove stiamo sbagliando il percorso. La parola del pastore per una sempre maggiore coesione e comunione. L’obiettivo è uno cercare di essere un pezzo di Chiesa che il cuore di Cristo desidera, presenza del suo Regno nel tempo e nella storia, casa di comunione, ospedale per quanti sono feriti e accasciati lungo i marciapiedi del nostro tempo, presenza di gioia e di speranza; mettendo in pratica quelle bellissime parole che troviamo all’inizio della ‘Gaudium et Spes’: le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini del nostro tempo sono le stesse dei discepoli di Cristo, solo che noi avendo una speranza che conforta il nostro cuore dobbiamo testimoniarla e darne ragione ai nostri fratelli e sorelle più lontani. Insomma, riscoprirsi Chiesa in uscita, Chiesa veramente missionaria.