Da oggi e per due week end consecutivi l’arcivescovo sarà a Campi Salentina per la Visita Pastorale. Inizia dalla parrocchia matrice intitolata a Santa Maria delle Grazie e meglio conosciuta come Collegiata. Il parroco don Gianmarco Errico presenta la sua comunità ai lettori di Portalecce.
Don Gianmarco, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in visita pastorale a Campi Salentina nella tua comunità?
Se nel tragitto che porta da Lecce a Campi si scorge da lontano, nobile e maestosa, la meravigliosa cupola della nostra chiesa madre, e arrivando poi nell’incantevole centro storico già ad un primo sguardo si può respirare il profumo salentino della Terra d’Otranto nell’arte delle chiese, dei vicoli e dei palazzi, è solo l’incontro diretto con le “pietre vive” a mostrare una comunità, la nostra, che si sforza realmente di essere il riflesso della tanta bellezza che la circonda e soprattutto di quella che viene da Dio. Tengo a precisare che bellezza, in questo contesto, non equivale a perfezione, anzi: oserei dire che sono proprio le tante imperfezioni a rendere ancora più bella la nostra comunità, bella perché in cammino e sempre bisognosa di crescere, rinnovarsi e rifondarsi su Cristo, la pietra angolare dell’edificio spirituale che è la Chiesa, popolo santo di Dio. Ciò che l’arcivescovo troverà, dunque, è una realtà bellissima e dinamica nella sua normalità, formata da tanti gruppi e associazioni e da un laicato chiamato a dialogare con un territorio molto vivace dal punto di vista socio-culturale e a rendere ragione della speranza cristiana nell’avanzare di quella secolarizzazione che (seppur lentamente) inizia ad avanzare anche nei nostri ambienti.
Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?
Se considero i punti di forza della comunità il pensiero va immediatamente ai “miei” giovani! Utilizzo volutamente l’aggettivo “miei” non in senso “possessivo”, ma “affettivo”: si, perché oltre a voler un gran bene a ciascuno di loro e a considerarli i primi collaboratori nell’agire pastorale per ciascuno dei tre ambiti summenzionati, essi sono realmente il cuore pulsante, il motore energico e vitale e il respiro carico di speranza dell’intera comunità. Sono loro ad esserci, sempre, a rimboccarsi le maniche, a costruire, a darsi da fare e a metterci il cuore e la passione in ogni cosa, testimoniando una Chiesa che, seppur imperfetta come dicevo prima, guarda sempre al bene e desidera camminare per crescere. Insieme a loro, non posso non pensare con immensa gratitudine ai tanti volontari che in ogni ambito (liturgia, catechesi, carità) si mettono al servizio di tutti e lavorano nel silenzio per l’edificazione dell’intera comunità. Per quanto riguarda le fragilità, invece, se da un lato la presenza sovrabbondante di gruppi e associazioni è da apprezzare, dall’altro essa genera inevitabilmente una serie di “effetti collaterali”: il rischio di camminare da soli, la tentazione di chiudersi in sé stessi e rinvangare nostalgicamente un passato che ormai non esiste più e la fatica nel collaborare insieme, pensando più a coltivare il proprio piccolo orticello che ad aver cura dell’intero giardino. Su questo ci stiamo impegnando a lavorare molto, anche se non è un’operazione semplice e immediata: ci vuole tempo, volontà e soprattutto disponibilità a realizzare quella convivialità delle differenze, tanto auspicata da don Tonino Bello per i “macrosistemi sociali”, ma quanto mai necessaria anche per le nostre piccole realtà. Un modo concreto per tradurre questo anelito alla comunione, su cui la comunità spesso fa fatica ad aderire, è la recente nascita del nuovo oratorio parrocchiale che ciascuno dovrebbe sentire per davvero “la casa di tutti”: anche in questa sfida i giovani sono al timone e spero davvero che riescano con la loro forza e il loro entusiasmo contagioso a trascinare tutti, nessuno escluso!
Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale e quali sono gli obbiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?
La Visita Pastorale non giunge come una novità nella vita parrocchiale, in quanto l’arcivescovo durante l’anno condivide spesso il nostro cammino non solo per feste o altri eventi particolari, ma anche in situazioni feriali e ordinarie. L’augurio, dunque, è che in questi giorni si rinnovi l’esperienza pasquale di Emmaus, dove l’arcivescovo Michele, inviato dallo stesso Signore Gesù crocifisso e risorto, possa condividere ancora una volta un tratto di strada con noi, spezzando il pane della Parola e dell’Eucarestia, confermandoci nella fede e guidandoci tra i sentieri della quotidianità ad incontrare l’Agnello, il Bel Pastore, il solo e l’unico che può davvero riempire di senso la nostra vita e offrirci la pace, la concordia e la salvezza.