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Dopo aver trascorso l’ultimo weekend nella comunità parrocchiale di San Massimiliano Kolbe, oggi l’arcivescovo Michele Seccia torna nel quartiere Stadio ma oggi inizia il suo pellegrinaggio nella parrocchia di San Giovanni Battista di cui è parroco dal 2012, don Gerardo Ippolito.

 

 

 

 

Don Gerardo, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in Visita Pastorale nella tua comunità?

 

La parrocchia di San Giovanni Battista, fondata il 4 ottobre 1982 è nata quasi in contemporanea con il quartiere denominato 167/B oppure “Le vele”. I responsabili del comune di Lecce, hanno spostato in questa zona periferica della città tutte le famiglie più povere, vista la disponibilità di case popolari, per cui si è creato un quartiere con problemi sociali molto forti: disoccupazione, prostituzione, micro e macrocriminalità. Si pensi che ancora oggi, in tutta la zona che comprende circa 4.500 persone non esiste un bar o un negozio. Fino a qualche anno fa era un “Bronx” in cui i collegamenti con la città erano difficili e la sicurezza scarseggiava. Ora, in questi ultimi 15 anni, grazie all’impegno del comune, delle forze dell’ordine, della parrocchia, della scuola e di varie presenze di volontariato, la vita si sta normalizzando. La realtà della parrocchia è particolare: le persone che frequentano le attività parrocchiali sono poche, i genitori sono restii a mandare i loro figli al catechismo, i giovani rimasti sono ai minimi termini perché vanno fuori a studiare o a lavorare. È una comunità formata prevalentemente da anziani. Le attività di catechesi sono ridotte al minimo per cui il nostro annuncio è rivolto soprattutto agli uomini di “buona volontà”, a coloro che chiamiamo “lontani”, a persone che, pur non conoscendo Gesù, sono sensibili ad un messaggio e ad esperienze di amore concreto verso gli ultimi.

 

 

Quali sono i punti forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?

 

Per quanto riguarda la liturgia, cerchiamo di assicurare al meglio lo svolgimento delle celebrazioni, perché le persone possano pregare, dialogare con Dio, ed essere aiutate da una liturgia, scevra da orpelli, ma dignitosa. Riguardo alla catechesi, si svolge regolarmente il catechismo con i bambini la cui frequenza è molto scarsa; non abbiamo momenti di incontro con i giovani o le coppie di giovani sposi; ogni lunedì viviamo un bel momento di incontro di catechesi sulla Parola con gli adulti che in media sono una trentina. La celebrazione del battesimo la facciamo precedere da quattro incontri per genitori e padrini. Non facciamo il corso prematrimoniale per assenza di coppie. Per la carità cerchiamo di mettere in pratica il comando di Gesù: “Qualunque cosa avete fatto al minimo, l’avete fatto a me” e realizziamo varie iniziative: la mensa domenicale per 35 poveri, il pacco di viveri per 150 famiglie, un poli ambulatorio con un gruppo di medici volontari, l’accoglienza per i pellegrini della Via Francigena, la “Casa San Giovanni” dove accogliamo 10 donne senza fissa dimora, una sartoria che aiuta tre donne senza lavoro. E tanto altro…

 

 

Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale? Quali sono gli obiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?

 

Mi attendo che il vescovo sia più conosciuto e amato; che la gente veda il rapporto filiale esistente tra il pastore ed i suoi sacerdoti; che con l’aiuto dello Spirito Santo ci sia uno scatto da parte di tutte le persone, a scegliere Cristo nella propria vita. L’obiettivo è che la comunità si rafforzi nell’unità attorno al proprio parroco ed al vescovo, che ritrovi forza e coraggio nel testimoniare oggi la fede in questa società dal pensiero “liquido”; che non si scoraggi per la esiguità dei suoi membri. Forse, nei prossimi anni ritorneremo ad essere piccole comunità, ma se avremo Cristo tra noi, il Regno di Dio tornerà a splendere.

 

 

 

 

Forum Famiglie Puglia