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Ci affacciamo, con gli altri amici di Lecce, in Piazza San Pietro intorno alle 15.30 di un martedì pomeriggio allietato da un clima piacevolmente mite, tipico - mi dicono - dell’ottobre romano.

 

 

 

Il consueto via vai di turisti e curiosi è oggi interrotto dalla coda, già molto lunga, riservata a chi dovrà accedere alla basilica per partecipare alla celebrazione per il 60esimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Tanti erano presenti anche dieci anni fa, per l’anniversario numero 50.

Ci facciamo largo tra la folla e prendiamo rapidamente posto a metà della navata, quanto più prossimi al corridoio centrale, nella speranza di poter vedere da vicino, nella processione iniziale, Papa Francesco. Non sappiamo che, invece, è già previsto che il Santo Padre aspetti sull’altare i tanti vescovi che partecipano, presenti insieme agli ultimi ancora in vita tra coloro che parteciparono ai lavori del Concilio.

La basilica è colma, i fedeli ordinati, benché quasi costantemente con le braccia tese verso l’alto: non in segno di invocazione o ringraziamento, ma per cercare un’angolazione migliore da cui scattare foto e registrare video con i propri smartphone. Neanche noi, a dire il vero, resistiamo alla tentazione di poter documentare tutto, su ogni possibile canale social. Ciascuno ha poi in dotazione una fiaccola (che è più una candela, in effetti) da usare, appunto, per la fiaccolata finale verso la piazza.

La celebrazione è solenne, vissuta con grande coinvolgimento. L’omelia di Francesco è, come sempre, sferzante. Ci invita a riscoprire il Concilio, coltivando tre sguardi. E per ogni sguardo, è come se Francesco desse anche una sana, paterna sberla alle nostre convinzioni (o presunzioni) spirituali, pastorali, ecclesiali.

C’è “lo sguardo dall’alto”, da indirizzare verso la Chiesa. “Chiediamoci - dice il Papa - se nella Chiesa partiamo da Dio, dal suo sguardo innamorato su di noi. Sempre c’è la tentazione di partire dall’io piuttosto che da Dio, di mettere le nostre agende prima del Vangelo, di lasciarci trasportare dal vento della mondanità per inseguire le mode del tempo”. Prima sberla.

Poi c’è “lo sguardo nel mezzo”: quello che ci deve portare a “stare nel mondo con gli altri e senza mai sentirci al di sopra degli altri”, annunciando il Vangelo dentro la vita degli uomini, condividendo le loro gioie e le loro speranze. Perché lo stare sopra il popolo, e non in mezzo ad esso, è il peccato del clericalismo: “quant’è attuale - dice Francesco - il Concilio: ci aiuta a respingere la tentazione di chiuderci nei recinti delle nostre comodità e convinzioni, per imitare lo stile di Dio”. Seconda sberla.

Infine, c’è “lo sguardo d’insieme”. Perché il Concilio ci ricorda che la Chiesa è comunione. “Il diavolo, invece, vuole seminare la zizzania della divisione… Quante volte, dopo il Concilio, i cristiani si sono dati da fare per scegliere una parte nella Chiesa… Quante volte si è preferito essere “tifosi del proprio gruppo” anziché servi di tutti, progressisti e conservatori piuttosto che fratelli e sorelle, di destra o di sinistra più che di Gesù”. Terza sberla. Quasi da KO tecnico.

La celebrazione si avvia alla conclusione, le fiaccole iniziano ad accendersi ma non arriveranno ad illuminare la piazza: del mite ottobre romano, nel frattempo, è infatti rimasto solo il ricordo. Una pioggia battente regala un’atmosfera sicuramente suggestiva, forse un po’ malinconica. In qualche modo, a pensarci bene, l’acqua l’aveva invocata poco prima proprio Francesco, con altri propositi: “Fratelli e sorelle - ci ha detto - torniamo al Concilio, che ha riscoperto il fiume vivo della Tradizione senza ristagnare nelle tradizioni; che ha ritrovato la sorgente dell’amore non per rimanere a monte, ma perché la Chiesa scenda a valle e sia canale di misericordia per tutti”.

Le fiaccole vengono conservate. Nessuno dei presenti osa sfidare la pioggia. Chissà quanti, al ritorno nelle proprie Chiese, oseranno mettere in pratica le parole di Francesco e gli insegnamenti del Concilio.

In attesa di ritrovarci ancora qui, fra altri dieci anni, per il 70esimo anniversario della sua apertura. Nel caso servissero, le fiaccole già ci sono…

 

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