Un termine mitico: ferragosto. Sembra che nessuno osi starsene a casa quietamente ma sia sollecitato a viaggiare oppure semplicemente a muoversi per una gita. Dobbiamo le latine Feriae Augusti (il riposo di Augusto) niente meno che all’Imperatore Augusto che le istituì nel 18 a. C.
Da tempo quindi immemorabile il popolo avverte il bisogno di una pausa, il bisogno di far festa: dopo la calura estiva tutto è ben comprensibile. Conclusi i lavori agricoli ecco il momento del meritato riposo fra cibi gustosi, corse di cavalli e di asini. Un folklore che ancora oggi viene offerto ai turisti che pullulano ...tanto che in molti sindaci si trovano alle prese con dover limitare il numero dei vacanzieri...
Nulla da obiettare sul riposo, sull’aria festaiola. Tutto invece da rivedere quando sulla nostra coscienza pesano 500 persone, esseri umani come noi in balia del mare che, se le previsioni saranno azzeccate, si scatenerà in ondate alte due metri.
Possiamo ignorare tutto e goderci il mare o i monti? Possiamo dissetarci e scegliere leccornie quando un uomo, proprio come noi, viene trovato in un barchino morto per gli stenti? Indubbiamente non possiamo lasciarci morire di fame e di sete per una falsa postura di simpatia, ma non dovremmo conoscere un limite? Di più: perché arriviamo a questi livelli di disumanità? Perché la nostra percezione della realtà è ottusa? Perché chiudiamo gli occhi e le orecchie agli eccidi, alle guerriglie, agli attentati?
La realtà politica nostra versa in una notevole crisi, il Ferragosto che cosa porterà? Buio o luce? Attenzione al bene comune oppure giravolte crisaiole?
Non esiste la panacea universale e neppure il discorso ai cittadini per esortali che tenga. Anche il sermone di qualche ecclesiastico va escluso, non può sanare. Abbiamo necessità della sua testimonianza via e reale. Ed allora che cosa sana? Affermo: chi sana? E lo scrivo maiuscolo: Chi sana?
Se riuscissimo a guardare non al Ferragosto come momento solo ludico ma a quel momento in cui, legittimamente, si tira il fiato per riprendersi e si fosse capaci simultaneamente di rivolgere lo sguardo alla testimonianza di Maria Assunta, potremmo essere sulla buona strada.
La storia ci dice che le Feriae Augusti cadevano il 1° agosto, fu la Chiesa a volerle far coincidere con quella festa che chiamiamo l’Assunta. Si trattò di una imposizione? Di una sovrapposizione cristiana ad un momento pagano? Forse in qualche personaggio magari non lo si potrebbe escludere, forse in un momento storico di prevalenza… tuttavia non depone a sanità mentale chiedersi quale ne sia il significato preciso?
Maria, la Madre di Gesù, compie il suo pellegrinaggio terreno e dovrebbe attendere quel recidere della vita che, prima o poi, toccherà a tutti, indistintamente: bianchi o neri o gialli, ricchi o poveri, intelligenti o dementi. Toccherà ad ogni essere vivente. La fede, cioè riconoscere la presenza nella storia dell’irruzione salvifica del Creatore, ci indica una traiettoria di comprensione.
Maria visse sempre in ascolto dell’Altissimo, seppe risponderGli e accettare una sorta non proprio invidiabile se dovette emigrare in Egitto e vedere il Figlio torturato sul patibolo infame e poi morire fra gli spasimi. Maria però rimase sempre trasparente, seppe lottare con gli offuscamenti che serpeggiavano per demolire il suo assenso a quel Dio che l’aveva investita di una missione a noi diretta.
Ora tutto si compie ma non nel disfacimento corporeo, non nella sofferenza del boccheggiare per mancanza di respiro. Tutto si compie nella Luce, perché Maria sempre visse nella Luce e di Luce. Neppure trapassa ma infrange la legge della gravità, con il suo stesso corpo squarcia quanto noi vediamo e viene portata dagli Angeli dinanzi al Volto del Padre. In grande giubilo.
Quello che anche noi potremo godere quando verrà a chiamarci se sapremo accogliere la Luce e accettare di abbandonare la nostra dimensione terrena.
Non è panacea ma duro pane di servizio evangelico, duro impegno di salvare vite in mare e non lasciarle affogare, dura decisione di fare festa insieme non da egocentrici e da egoisti. La decisione è tutta nostra.